Rio+20. In viaggio verso il futuro che vogliamo

In occasione del terzo Earth Summit ripercorriamo le tappe di questo lungo viaggio verso un futuro sostenibile, cominciato nel 1992. Quest’anno la Conferenza torna in Brasile, il paese che pi

Il concetto di sviluppo sostenibile emerge per la prima volta
nella dichiarazione di Stoccolma del 1972, ma la sua formulazione
ufficiale trova spazio solo nel rapporto Bruntland del 1987. Il
documento, frutto del lavoro della Commissione mondiale
sull’ambiente e lo sviluppo umano, lo definisce come il “processo
di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse sia reso
coerente con i bisogni futuri, oltre che con gli attuali”.

Un modo per sottolineare che non riceviamo le risorse naturali
in eredità dalle generazioni passate, ma in prestito da
quelle future. La necessità è investire in tecnologie
per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni che vivono
nei Paesi in via di sviluppo.

Partenza da Rio de Janeiro

Questo concetto è il punto di partenza su cui si sono
basati gli oltre diecimila delegati riunitisi a Rio de Janeiro
(Brasile) tra l’1 e il 15 giugno 1992 per la prima Conferenza
sull’ambiente e lo sviluppo sostenibile, nota anche come Earth
Summit, il Summit della Terra. Qui, per la prima volta, si cerca di
legare lo sviluppo economico con la necessità di tutelare
l’ambiente. Capi di stato, ministri e attivisti di organizzazioni
non governative partecipano alle discussioni da cui nascono tre
importanti documenti: la Convenzione quadro sui cambiamenti
climatici (Unfccc), la Convenzione sulla diversità
biologica (Cbd) e
l’Agenda 21, il vademecum degli obiettivi da raggiungere entro il
Ventunesimo secolo.

Entrambe le convenzioni hanno dato vita a una serie di
conferenze con il compito di adottare misure concrete: da una parte
per salvaguardare il clima dal riscaldamento globale, dall’altra
per tutelare la biodiversità del pianeta (l’insieme delle
specie animali e vegetali che lo popolano) attraverso un uso
sostenibile delle risorse. In realtà, per ridurre le
emissioni di CO2, l’unico trattato vincolante adottato dalla
comunità internazionale è stato il Protocollo di
Kyoto. Sul secondo fronte, invece, gli sforzi hanno dato vita al
Protocollo di Cartagena – non vincolante – per proteggere la
biodiversità dai rischi derivanti dagli organismi
geneticamente modificati.

Tappa a Johannesburg

A dieci anni di distanza da Rio de Janeiro, tra il 26 agosto e
il 4 settembre 2002, si tiene a Johannesburg (Sudafrica) il secondo
Summit della Terra. Le aspettative della vigilia erano molto
elevate, ma l’esito è stato tutt’altro che soddisfacente. La
convenzione ha dato vita a una dichiarazione generica che non ha
soddisfatto nessuno perché frutto di posizioni troppo
distanti.

I negoziati di Copenhagen (2009),
Nagoya (2010),
Durban (2011) ricordano momenti poco esaltanti e ci portano
direttamente alla grande e crescente attesa per il terzo Earth
Summit, che si terrà nuovamente nella città
brasiliana e meglio conosciuto come Rio+20.

Una nuova partenza 20 anni dopo

Gli obiettivi dei tre giorni di negoziati previsti dal 20 al
22 giugno sono due: spingere i governi a puntare sulla green
economy e creare nuove strutture per promuovere lo sviluppo
sostenibile. L’agenda prevede la discussione di questi argomenti:
efficienza energetica e accesso all’energia; agricoltura
sostenibile e accesso al cibo e all’acqua; lavori verdi;
urbanizzazione sostenibile; misure di adattamento ai disastri
naturali. Ma Rio+20 è anche l’opportunità per la
creazione di una vera e propria Organizzazione mondiale
dell’ambiente, come quella della sanità, e il lancio di una
nuova piattaforma di ricerca scientifica: l’Intergovernmental
science-policy platform on Biodiversity and Ecosystem services
(Ipbes) che servirà a
confrontare dati raccolti in tutto il mondo per spingere ad
adottare piani di tutela e conservazione della
biodiversità.

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