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“Mamma mia che caldo che fa”. Leo Hickman nel suo ultimo libro ha provato a spiegare il cambiamento climatico ai bambini.
Leo Hickman è un giornalista del quotidiano inglese “The
Guardian”, su cui cura la rubrica “Ethical living”. È conosciuto
in Italia anche per i suoi articoli pubblicati sul settimanale
“Internazionale” ed è autore di libri sul consumo consapevole
e sul turismo critico. Lo abbiamo intervistato e ci ha parlato del
suo ultimo libro “Mamma mia che caldo che fa. Il clima sta
cambiando: come possiamo rimediare”.
Nel suo ultimo libro ha provato a spiegare il cambiamento climatico
ai bambini. Da dove nasce questa idea?
Ho sempre pensato di trattare questo tema con i bambini, se è
la cosa giusta da fare e a quale età si debba iniziare a
parlare loro di cambiamento climatico. Se è un problema,
probabilmente i bambini devono sapere in cosa consiste e anche
quali potrebbero essere le soluzioni, perché probabilmente
riguarderà la loro generazione molto più della nostra.
Ecco perché sono sempre stato interessato a questo fatto, sul
come comunicare un argomento così difficile ai bambini.
Il cambiamento climatico è un tema molto complesso e
tecnico. Come è riuscito a spiegarlo ai bambini?
Devo ammettere che è stata una cosa difficile da fare come
scrittore, direi anche che forse è stata la cosa più
difficile che ho mai fatto come scrittore e come autore. Ho dovuto
prendere una materia molto complicata e deprimente e cercare di
portarla ad un livello base, usando l’ espediente del raccontare
una storia in sezioni molto brevi e con piccole storie. Ho usato
elementi con cui i bambini hanno familiarità, piuttosto che
parlare esplicitamente di gas serra , cosa che ho comunque fatto
nel libro, ma cercando di non scendere in nessun particolare
tecnico. Ho provato a parlare del mondo attorno ai bambini, del
tempo, degli animali, del paesaggio, delle piante e di ciò che
i piccoli possono capire e ho provato a introdurre l’idea che il
nostro clima ora sta cambiando e probabilmente questo cambiamento
continuerà.
Com’è composto il suo libro? Come coinvolge i
bambini?
Il libro inizia molto semplicemente, con una delicata introduzione
alla storia della Terra e poi porta alla storia del nostro pianeta
nel corso di miliardi di anni, per mostrare come noi umani non
siamo sul pianeta da molto tempo e per mostrare l’impatto che
abbiamo creato in un così piccolo lasso di tempo. Ho parlato
della scienza del cambiamento climatico, delle diverse ragioni per
cui sta avvenendo, soprattutto perché bruciamo combustibili
fossili, ma anche per altri aspetti. Successivamente il libro si
sposta sulle implicazioni del cambiamento climatico, su cosa
succederà se non fermiamo tutto questo e ho parlato
dell’impatto che avrà sulle nostre vite. Il libro finisce con
una nota positiva sulle soluzioni, grandi soluzioni a livello
globale, ma anche piccole soluzioni in cui i bambini stessi possono
essere coinvolti e sentire che sono connessi alla storia e che
possono avere un ruolo attivo in essa. E’ importante che
psicologicamente i bambini, dopo aver letto il libro, capiscano che
possono essere una parte della soluzione.
La sua esperienza di padre ha influenzato la stesura del
libro?
Ho tre bambini di 2, 4 e 6 anni. La più grande sta iniziando a
parlare di alcune di queste tematiche attraverso ciò che sta
imparando a scuola e generalmente è aumentato il suo interesse
e qualche volta anche la sua preoccupazione. Qual è il momento
giusto per parlare ai bambini di queste tematiche? Direi che mia
figlia ha sei anni e probabilmente questa è l’età in cui
iniziare a parlarne. Non bisogna spaventare i bambini,
terrorizzarli e nemmeno confonderli parlando di temi complicati.
Credo che sia meglio creare rispetto nel mondo che li circonda:
rispetto e interesse per la natura. Poi altre questioni più
grandi si affrontano dopo, forse intorno ai 9 anni; il libro
infatti è scritto prevalentemente per bambini dai 9 ai 12
anni.
Spera che il suo libro diffonda responsabilità nei
bambini?
Lo spero! Penso che oggi i bambini a scuola parlino molto di
ambiente, di riciclo, di spreco, di natura, di uccelli, di insetti.
Io penso che sia giusto parlare ai bambini di questi temi a scuola
e che sia giusto continuare a parlarne quando diventano più
grandi. Ma credo che, specialmente coi bambini piccoli, lo si debba
fare molto delicatamente, parlando loro della bellezza della
natura, cercando di creare un senso di rispetto, proprio come
facciamo in tutti gli altri campi quando li educhiamo. Cerchiamo di
creare dei buoni cittadini e credo che la questione ambientale sia
proprio parte della formazione di buoni cittadini.
Ascolta l’intervista
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recensione del libro su LifeGate Magazine
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