
Il ritratto di Alexander Van der Bellen, 72 anni, due figli, due matrimoni e una vita passata ad insegnare. Per undici anni è stato alla testa dei Verdi.
L’abbiamo incontrato al termine della prima di “Una vita tranquilla” al Festival Internazionale del Film di Roma. Ci ha parlato del suo ruolo, del suo lavoro, del rapporto con la natura e della sua terra, la Campania.
Toni Servillo ha recentemente vinto il premio come miglior
attore per l’interpretazione di
“Una vita tranquilla”, film noir del regista
Claudio Cupellini, in cui interpreta il personaggio di Rosario,
ex-camorrista scappato in Germania per cambiare identità e
iniziare una vita nuova. Tra gli argomenti del film, lo smaltimento
di rifiuti. A questo proposito, l’attore ci ha parlato anche della
situazione in Campania.
Nel film parla in tre lingue: tedesco, italiano e
napoletano…
Attraverso queste tre lingue si raccontano le tane in cui si
nasconde questo personaggio braccato. Grazie ad esse Rosario offre
un’immagine di sé che lo allontana quella vera, che lui
tende a nascondere. In tedesco parla nei momenti di intimità
con la moglie tedesca, in napoletano nei momenti di frizione ed
affetto con il figlio venuto da Napoli, in italiano con i clienti
del suo ristorante a cui vuole offrire l’immagine paciosa e
rassicurante di quello che fa i “maccaroni col cinghiale”.
Il protagonista si trova obbligato a cambiare
identità più di una volta. Questo in qualche modo lo
accomuna ad un attore come lei il cui lavoro è quello di
interpretare un diverso personaggio per ogni film?
Mi sono formato alla scuola di attori che amano nascondersi
sotto la pelle del personaggio e non imporre la propria maschera.
Detesto un’ecletticità gratuita e sterile, ma amo molto
poter cambiare personaggio. Lo faccio a teatro, da Goldoni a
Molière, da Shakespeare a Pirandello, con personaggi a volte
perfidi, a volte eroici. E quando mi offrono la stessa
opportunità nel cinema è sempre un gran
piacere!
Nel film si accenna anche al problema dello
smaltimento di rifiuti. Che differenze ha notato nell’attenzione
per la raccolta differenziata tra Germania ed
Italia?
Sul piano del comportamento individuale posso dire che,
rispetto ai tedeschi, siamo profondamente in ritardo sulla cultura
della differenziata, sul rapporto con la natura. Al Festival di
Berlino non gira carta per esempio. Questa cultura dovrebbe nascere
nella scuola e nella famiglia.
Come cittadino campano, cosa ci può dire
sull’attuale situazione della sua regione?
Devo dire che in Campania e nella mia città, Caserta,
registro da parte delle famiglie un entusiasmo nel differenziare i
rifiuti. La differenziata le famiglie campane la fanno, anche
perché siamo noi che usciamo e portiamo i nostri figli a
scuola in mezzo ai cumuli di immondizia. Il problema è che
poi non sappiamo che fine fa questo nostro impegno! Il mondo della
fiction cinematografica può far sì che il racconto
sia una denuncia, un’allerta per la coscienza.
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