All’1:30 circa (ora locale) del 26 marzo, una nave mercantile ha urtato il ponte Francis Scott Key di Baltimora, facendolo crollare.
WS20: l’appello al G20 per nuovi sguardi sul mondo
Tra pochi giorni, nella stessa settimana si terranno due eventi molto importanti: il G20 (18-19 giugno) e la conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile Rio+20 (20-22 giugno).
Perché il cambiamento avvenga e perché avvenga
davvero occorre che cambi la percezione del benessere. In tutto il
Pianeta l’uomo è ossessionato dal possedere ed è
convinto che l’accumulo di beni materiali possa condurlo verso la
felicità; non si rende conto della sterilità e
dell’aridità di questo concetto, anzi lo estende a più
campi della vita in cui si trova ad agire, anche all’economia.
Il metro di misura per registrare il benessere di un paese non
può più essere solo il Pil, il “prodotto interno lordo”,
perché ormai è chiaro che lo sviluppo globale è
diventato insostenibile per il Pianeta. Nel rapporto “Resilient
people resilient panel – a future worth choosing”, presentato a
gennaio ad Addis Abeba, l’Onu ha invitato ad allargare il punto di
vista per la valutazione del benessere, sottolineando che per
capire la società e l’economia occorre prendere in
considerazione anche lo stato di salute delle persone e i luoghi
che esse abitano.
Perché? Perché il mero parametro economico non basta
più. Il materialismo compulsivo di cui siamo schiavi non porta
benessere: finora benessere e ben-avere sono stati confusi
erroneamente. Il consumismo e il materialismo sono frutto di
un’ambizione a una crescita infinita, spasmodica al possedere le
cose, al guadagno materiale. Un’avidità, un desiderio
bulimico, incapace di autogestirsi senza ferirsi.
Il grande cambiamento potrà avvenire nell’uomo
innanzitutto e successivamente in tutti i sistemi organizzativi e
culturali, nel momento in cui si comprenderà che il vero
benessere è dato dallo stare bene: la maggior parte delle
persone desidererà vivere con sentimento, dare un senso alla
propria vita, consumare in modo consapevole, rispettare
l’ecosistema e tutte le forme di vita. Vorrà cercare un lavoro
gratificante, l’onestà con se stessi e con gli altri, le vere
amicizie e vivere la vita con gioia.
Questo processo virtuoso innescherà un cambiamento anche in
coloro che guidano le aziende. Interiorizzeranno il concetto che il
profitto da solo non basta, perché senza prendere in
considerazione sia la gente sia il pianeta non c’è armonia di
vita e non c’è neanche vita.
Leggi l’appello nella versione integrale sul sito
del WorldShift Council
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