
Le polpette di salmone norvegese e tofu, sfiziose e gustose, sono un finger food ideale per un pranzo tra amici, ma anche da gustare al pranzo di lavoro.
Lavora in laboratorio, ha una perfetta conoscenza del computer, dialoga con i colleghi in rete e intende riscrivere la mappa genetica dell’umanità.
Trasforma il tacchino in un gigante dai muscoli ipertrofici, la mucca clonata in un’instancabile “produttrice di latte”, il salmone in un pesce che cresce 20 volte di più del suo peso naturale, ricrea in laboratorio il mammut della preistoria. E ancora, carne geneticamente modificata, uova da galline clonate, sedano immarcescibile.
Chi è costui? Non il mago Merlino e nemmeno la fattucchiera Nocciola. Il novello apprendista stregone ha il camice bianco, opera in asettici laboratori superattrezzati, ha dimestichezza con microrganismi, enzimi e Dna ricombinante. Insomma è uno scienziato esperto di ingegneria genetica, capace di rivoluzionare non solo la nostra tavola ma l’intero mondo agricolo e animale.
Ora non è più solo. Dagli Stati Uniti è in arrivo una nuova mutazione di genetisti. Sono i fautori del fai- da-te: lavorano in laboratori casalinghi, non sono sotto il controllo di alcuna autorità, se non della propria etica personale. Si può ormai parlare di libera genetica e il suo guru è Eric Engelhard. Ha 36 anni e insegna bio-informatica nella prestigiosa University of California-Davis.
Engelhard si sta “prendendo cura” dell’ape: ha identificato il gene che ne inibisce la produzione di veleno e ha dichiarato che entro il 2003 la nuova specie sarà nata. “Regalerò la nuova ape agli apicoltori così non saranno più punti”, ha recentemente dichiarato. Si sente un benefattore dell’umanità, senza aver chiesto il permesso all’ape e al mondo apistico.
Gli avranno mai spiegato che l’ape punge e usa il veleno per difendere il suo territorio dagli invasori? Gli avranno mai spiegato che in realtà al momento della puntura le api iniettano un veleno, un prodotto da annoverare nell’apiterapia, che ha virtù curative superiori a quelle di molti farmaci? Con il veleno si curano reumatismi, artriti e tante altre patologie.
Ma l’ape ci offre anche miele, polline, pappa reale, propoli, cera che sono una miniera di nutrienti. E c’è dell’altro. E’ una amica dell’ambiente: senza la sua opera d’impollinazione l’agricoltura non avrebbe futuro. Albert Einstein amava ripetere “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita“. Qualche mese fa Adriano Sofri, dalle pagine del quotidiano La Repubblica ha scritto pagine appassionate sul meraviglioso insetto. Rifacendosi all’articolo di Pasolini sulla scomparsa delle lucciole. E sì perché le api sono minacciate e muoiono, come le lucciole, per il clima impazzito, l’inquinamento e l’uso scriteriato della chimica in agricoltura.
Ora corrono un altro pericolo: Engelhard, non si fermerà al veleno ma è pronto per destrutturare l’insetto e riprogrammarlo per qualsiasi uso. La prima cosa che ha pensato è di attrezzare le antenne delle api con dei recettori per segnalare esplosivo.
E mentre nessuno pensa a fermarlo da una ricerca dell’università di Newcastle veniamo a sapere che gli Ogm si tramettono all’uomo: i batteri intestinali possono assumere il Dna modificato. Così cosa ne sarà della meravigliosa farmacia-alimento dell’alveare (il miele e i suoi fratelli)? Non c’è che dire, occorre fermarlo per difendere un insetto che è patrimonio dell’umanità.
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