All’1:30 circa (ora locale) del 26 marzo, una nave mercantile ha urtato il ponte Francis Scott Key di Baltimora, facendolo crollare.
Evoluzione del cervello: un nuovo studio spiega la nascita dell’intelligenza sociale
Le aree celebrali più sviluppate sono quelle che ci hanno avvantaggiati nella selezione naturale. Questa è la base di un nuovo studio sull’evoluzione del cervello
Biologia e nuove tecnologie collaborano per studiare l’evoluzione del cervello, mettendo in luce somiglianze – e differenze – tra il nostro sistema nervoso e quello degli altri mammiferi. E’ quanto stanno facendo il biologo Samuel Wang, dell’Università di Princeton, e il fisico Partha Mitra, dei Bell Laboratories, uno dei principali centri di ricerca statunitensi sulle nuove tecnologie informatiche.
Su cosa si basa lo studio
Paragonando le strutture cerebrali di undici specie, e studiando le differenze nella loro forma e dimensione, i due ricercatori hanno proposto – in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Nature – una sorta di scala evolutiva, che ha ad un’estremità gli esseri umani e all’altra alcuni mammiferi insettivori come i porcospini.
A fare la differenza è la quantità relativa di spazio occupata da ciascuna area del cervello: si è visto ad esempio che la neocorteccia – l’area cerebrale responsabile di alcune funzioni superiori – occupa il 16 per cento circa dell’encefalo nei mammiferi inferiori e l’80 per cento negli esseri umani. Specie simili possono avere cervelli di dimensioni molto diverse, ma la proporzione delle diverse aree del cervello resta più o meno analoga, e gli animali con un cerebrotipo – ossia una struttura cerebrale simile – sono risultati essere anche quelli più strettamente correlati dal punto di vista evolutivo: come avviene con scimmie, grandi scimmie ed esseri umani.
L’evoluzione del cervello ha portato a gestire i rapporti sociali
E’ probabile infatti che le aree cerebrali che si sono sviluppate di più nel corso del processo evolutivo siano quelle responsabili di funzioni che offrono un vantaggio dal punto di vista della selezione naturale. Tra i nostri antenati preumani, ad esempio, si sarebbero evoluti quelli più abili a gestire le “dinamiche sociali complesse”, ovvero i rapporti con gli altri soprattutto per quanto riguarda la capacità di organizzare un lavoro di gruppo e di prevedere il comportamento dei propri simili.
Le scoperte dei due ricercatori sembrano convalidare la tesi dell’intelligenza sociale. E se questa tesi è vera, spiega Wang, “i meccanismi genetici che controllano lo sviluppo cerebrale potrebbero essere più semplici di quanto si pensasse, e dipendere da un numero limitato di geni”.
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