Alla scoperta delle città europee che sono importanti centri di subculture, movimenti ai margini che contribuiscono alla ricchezza culturale di tutti.
L’infelicit
Sentirsi gi
Avete mai sentito quelle favole in cui il Re si ammala di
tristezza, o la Principessa non ride mai? Eppure i re e le
principesse delle favole possono avere veramente tutto: hanno
perfino la famosa erbavoglio, che cresce solo nei loro orti. Ma a
volte capita che non possano ridere, anche se hanno stabilmente un
buffone a corte.
Talvolta una situazione sin troppo privilegiata può
scatenare il malessere: raggiunti gli obiettivi fondamentali, senza
mete per cui lottare, subentra una strisciante demotivazione.
Bisogna allora trovare un nuovo sogno da condividere e far
diventare realtà.
Spesso quello che manca a chi si sente infelice senza una regione
apparente è anche una rete di rapporti reali, profondi,
autentici, con persone con le quali potersi identificare. Se non
c’è questa, le altre relazioni servono a poco; gli altri
magari ci rimandano un’immagine di noi che ci è estranea, o
che ci pesa. Come un re a corte, circondato da persone, ma solo e
impossibilitato a trovare risonanze dei propri aspetti più
fragili.
Sentirsi in colpa perché si sta male, senza i motivi
legittimi (guerra, malattia, disoccupazione, “c’è sempre chi
sta peggio”), è ingiusto verso se stessi. Non si è
mai da biasimare per quello che si prova, i sentimenti non sono in
nostro potere, e criticarsi rende impossibile comprendersi.
E’ importante invece accettarsi, ascoltarsi, e cercare i propri
simili, che cambiano nelle varie fasi della vita, eliminando le
paure, i pregiudizi o anche solo la pigrizia che spesso impediscono
un’apertura reale. E coltivare il nostro inesauribile bisogno di
dare significato a quanto viviamo: è bene sognare, cercare
fra le utopie personali, far progetti.
Olga Chiaia
Psicologa Psicoterapeuta
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