L’infelicit

Sentirsi gi

Avete mai sentito quelle favole in cui il Re si ammala di
tristezza, o la Principessa non ride mai? Eppure i re e le
principesse delle favole possono avere veramente tutto: hanno
perfino la famosa erbavoglio, che cresce solo nei loro orti. Ma a
volte capita che non possano ridere, anche se hanno stabilmente un
buffone a corte.
Talvolta una situazione sin troppo privilegiata può
scatenare il malessere: raggiunti gli obiettivi fondamentali, senza
mete per cui lottare, subentra una strisciante demotivazione.
Bisogna allora trovare un nuovo sogno da condividere e far
diventare realtà.

Spesso quello che manca a chi si sente infelice senza una regione
apparente è anche una rete di rapporti reali, profondi,
autentici, con persone con le quali potersi identificare. Se non
c’è questa, le altre relazioni servono a poco; gli altri
magari ci rimandano un’immagine di noi che ci è estranea, o
che ci pesa. Come un re a corte, circondato da persone, ma solo e
impossibilitato a trovare risonanze dei propri aspetti più
fragili.

Sentirsi in colpa perché si sta male, senza i motivi
legittimi (guerra, malattia, disoccupazione, “c’è sempre chi
sta peggio”), è ingiusto verso se stessi. Non si è
mai da biasimare per quello che si prova, i sentimenti non sono in
nostro potere, e criticarsi rende impossibile comprendersi.
E’ importante invece accettarsi, ascoltarsi, e cercare i propri
simili, che cambiano nelle varie fasi della vita, eliminando le
paure, i pregiudizi o anche solo la pigrizia che spesso impediscono
un’apertura reale. E coltivare il nostro inesauribile bisogno di
dare significato a quanto viviamo: è bene sognare, cercare
fra le utopie personali, far progetti.

Olga Chiaia
Psicologa Psicoterapeuta

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