Unione della psicologia occidentale con le tradizioni mistiche basate sulla
meditazione e le pratiche sciamaniche basate sull’estasi e la forza della natura
“Biotransenergetica”, un termine abbastanza impegnativo… di
cosa si tratta?
La biotransenergetica è una disciplina psico-spirituale che
si riconosce in una nuova visione che integra l’esperienza della
psicologia occidentale con le tradizioni mistiche basate sulla
meditazione e con le pratiche sciamaniche basate sull’estasi e sul
contatto diretto con la natura. Il suo modello teorico e la sua
metodologia sono stati messi a punto dal 1981 ad oggi in più
di ventimila ore di lavoro. E’ l’esperienza interiore al centro
dell’interesse. Gli stessi termini “bio” ed “energetica” indicano
una concezione del vivente dal punto di vista dei suoi processi
energetici, mentre il termine “trans” vuole indicare l’importanza
di una comprensione dinamica dell’organismo per la quale i concetti
di mente e corpo, sistemi e organi vengono letti in chiave di
modelli in continua interazione. In questo modo la malattia viene
concepita come una disarmonia delle parti, e la salute come un
armonico svolgersi delle interazioni vitali in ogni distretto del
“corpo-mente”. Il ristabilimento della salute sarà prima di
tutto una questione di armonizzazione di ritmi e non di lotta al
sintomo.
Chi può trovare beneficio dalla
biotransenergetica?
Chiunque sia disposto a fermarsi, ad ascoltarsi e a riconoscere di
essere il primo responsabile del proprio stato di salute. Chiunque
sia disposto ad esplorare le immense risorse del proprio organismo
e a dedicare un po’ del proprio tempo alla propria salute.
Quali patologie si possono curare con questo approccio?
La biotransenergetica si occupa di favorire i naturali processi di
auto-rinnovamento e auto-trascendenza dell’organismo. E’ indicata
pertanto in qualsiasi patologia come catalizzatore del processo di
guarigione in sinergia con qualsiasi altro presidio terapeutico. E’
indicata inoltre come strumento di prevenzione della malattia, di
mantenimento della salute e di miglioramento del proprio stato
psicofisico.
Come è avvenuto l’incontro con LifeGate e con la Clinica
Olistica?
Sono più di vent’anni che mi occupo di olismo! Quando ho
sentito parlare di clinica olistica non ho fatto altro che
contattare LifeGate attraverso il portale, ho iniziato la
collaborazione scrivendo alcuni articoli tra cui, appunto uno
speciale sul significato del termine “olismo”, e poi l’incontro con
la Clinica, la filosofia e il modo di lavorare che si sposava
perfettamente al mio.
Quale compito ti è stato affidato all’interno della
Clinica Olistica?
Coordinare di fatto il percorso della persona che si rivolge alla
medicina olistica attraverso una visita preliminare, olistica per
l’appunto.
Durante la visita il mio compito è quello di prendere in
considerazione tutta la persona: si parte da un’anamnesi classica,
si passa all’ esame energetico emotivo e caratteriale per arrivare
all’esame del potenziale creativo in modo da poter indirizzare la
persona verso l’omeopatia piuttosto che l’agopuntura se è
necessario…
Il mio intento è di insegnare a chi ho di fronte la
consapevolezza di sé che passa anche attraverso il
riconoscimento del potenziale del sintomo così definito: la
stessa forza che ammala è la stessa che cura. Ad esempio un
mal di testa può esprimere l’eccesso di controllo di
un’emozione che non voglio esprimere e che rimando alla testa,
luogo di controllo per eccellenza. Capire questi meccanismi
può essere un primo passo verso la padronanza di esperienze
interiori, verso l’autoguarigione.
Sonia
Tarantola
Pubblicato nel Magazine N18
marzo/aprile 04

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.