
La schiavitù moderna è un problema reale in varie zone del mondo. E riguarda anche i paesi del G20, perché importano beni che sono frutto di lavoro forzato.
Nell’autoritratto noi esprimiamo la molteplicità che c’è nella nostra interiorità, è una lotta contro tutte le etichette.
Cosa spinge una fotografa a specializzarsi nella tecnica
dell’autoritratto?
È stato per me qualcosa di molto naturale. Quando nel
2002 ho fondato un’agenzia per giovani fotografi, chiedevo loro di
scattare autoritratti non solo per fortificarsi interiormente, ma
anche per lavorare sulla propria identità creativa. Questa
scelta è diventata, col tempo, un progetto e quasi una
missione.
Cosa vuol dire essere ‘facilitatore di
autoritratto’?
È il mio mestiere, che risponde alla richiesta di molte
persone, tra cui psicologi, educatori, ma anche artisti e fotografi
che desiderano fare come me e lavorare nell’ambito del sociale. Ad
esempio a febbraio ho tenuto, con la dottoressa Saita, un workshop
per psicologi all’Università Cattolica di Milano
sull’utilizzo clinico dell’autoritratto. La psicologia in questi
ultimi anni è molto interessata a tutte le attività
creative che possano smuovere ciò che non smuove la
parola.
Una delle persone che ho formato al mio metodo è Chiara
Digrandi, psicologa di Roma. Appena laureata ha seguito un corso
con me e subito dopo è partita per il Perù, dove ha
lavorato per un anno in case d’accoglienza per bambini e
adolescenti di strada, in carceri minorili e carceri femminili. Con
queste persone ha prodotto delle immagini di grande potenza, con un
risultato terapeutico notevole, che saranno presto pubblicate in un
libro. C’è un gran bisogno di facilitatori: io, ad esempio,
in questo periodo ho tantissimo lavoro ed è incredibile, se
consideriamo che siamo in tempo di crisi!
Perché sviluppi i tuoi progetti principalmente
con i carcerati e coi malati?
Soprattutto perché le persone che si trovano in una
situazione limite stanno soffrendo e hanno bisogno. È un
grande piacere per me vedere come si fortifichino dopo una sessione
di mezz’ora. La sofferenza però non si trova solo nelle
situazioni limite, è dappertutto, per cui anche chi conduce
una vita “normale” può giovare del metodo. Un’altra delle
ragioni della mia scelta è che anch’io ho provato
quell’esperienza: dai 15 ai 20 anni sono stata tossicodipendente e
anche ladra e prostituta e ho vissuto con queste etichette per
molti anni, nonostante la mia vita si sia poi trasformata. Per me
è importante tornare verso le persone che non hanno avuto la
fortuna che ho avuto io e dimostrare loro con la mia esperienza che
si può trasformare la propria vita. Quando uno sente di
avere avuto fortuna è importante poterla restituire.
In che modo un autoritratto può migliorare la
vita delle persone in difficoltà?
Nell’autoritratto noi esprimiamo la molteplicità che
c’è nella nostra interiorità, è una lotta
contro tutte le etichette. Una persona in carcere, ad esempio, non
solo ha l’etichetta del “delinquente”, ma è quello che ormai
pensa di sé. Attraverso la fotografia, che è un
documento, la dimostrazione che un determinato momento è
esistito, le persone scoprono invece di possedere molte
sfaccettature che non pensavano di avere e la potenzialità
di essere “qualcos’altro”, al di là dell’etichetta.
“Someone to love”, qualcuno da amare, è il
titolo della tua mostra e del tuo libro. Ce ne
parli?
L’allestimento racconta 23 anni di autoritratti, oltre a
presentare un lavoro sulle mie radici, con alcune foto di famiglia,
che mi è servito per accettare cose che in principio
rifiutavo. La parte finale è invece un lavoro sulla
“fototerapia” che ho svolto
con mia madre negli ultimi mesi della sua vita: attraverso la
fotografia l’ho aiutata a fortificarsi e a combattere la demenza
senile e inoltre ho migliorato moltissimo il mio rapporto con lei.
Il testo è invece un doppio libro: il primo, in parallelo
con la mostra, è la mia autobiografia; il secondo contiene
invece il metodo completo con teoria ed esercizi per esplorare,
attraverso la fotografia, tutti gli aspetti della propria vita. Per
ora l’esposizione è prevista a Madrid e Barcellona in Spagna
e a Helsinki e Turku in Finlandia. Spero che nel 2013 arrivi anche
in Italia!
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