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La mitologia greca comprende molte storie che illustrano lo stretto rapporto fra la vita umana, quella delle piante e dei fiori
In Egitto le scuole di medicina usavano piante e fiori per guarire:
avevano ricevuto insegnamenti dagli esseri che popolavano le
antiche terre, come Atlantide, il continente sommerso.
Anche la Cina, la Mesopotamia e l’India mostravano di avere
informazioni sull’uso delle piante a scopi medicinali.
Nei tempi passati per Ippocrate, medico pensatore greco, le piante
erano rimedio fondamentale per guarire, così come Paracelso,
che per curare i problemi emotivi dei suoi pazienti aveva preparato
rimedi con la rugiada raccolta dai fiori, di primo mattino.
Nell’ottocento era Hahnemann che usava erbe e piante nelle sue
preparazioni ma solo recentemente viene riconosciuto a Edward Bach
il merito di aver scoperto i trentotto rimedi floreali.
Comune denominatore e principio base delle teorie sviluppate da
questi ricercatori era che la salute e il benessere provengono
dall’interno e dipendono dall’armonia tra corpo, mente ed emozioni:
il pensiero richiama l’emozione così che pensiero ed
emozione condizionano gli atteggiamenti e i comportamenti che
abbiamo, come ci muoviamo o come reagiamo agli eventi ordinari e
straordinari della vita.
Un discorso più particolare è indirizzato ai nativi
americani, per loro l’uso delle piante faceva parte della
tradizione sciamanica.
Gli sciamani -uomini e donne con particolari doti- comunicavano
anche con il mondo delle piante dispensando cure praticate alle
persone in relazione a mali fisici, come le ferite o le fratture
ossee agendo soprattutto sugli smarrimenti dell’anima, sottili ed
insidiosi. Guaritori-sacerdoti, per gli sciamani la pratica la
salute del corpo non era separata da quella della mente e dello
spirito, come invece si è poi sviluppata nella storia della
medicina.
Giovanna Tolio
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