La terra cruda: progettare il nuovo con l’antico

In terra cruda sono state costruite intere città, come Babilonia in Mesopotamia, come Chanchan in Perù, il più grande insediamento precolombiano dell’America del Sud.

Anche la civiltà romana e quella islamica hanno utilizzato
la terra per erigere abitazioni urbane e rurali, magazzini,
acquedotti, templi, moschee, ecc.

Ma l’uso della terra non appartiene solo a tutte le grandi
civiltà del passato: ancora oggi, il 50 % della popolazione
mondiale vive in case di fango e paglia.
In Italia, la terra cruda veniva impiegata comunemente fino a tempi
recenti in diverse regioni, dalla pianura Padana alla Puglia, per
costruire edifici rurali o urbani nelle zone a prevalente economia
agricola.

Oggi questo materiale povero, poco costoso e resistente è
oggetto di un rinnovato interesse, anche qui in Italia, dove
comincia ad essere riutilizzato come materiale da costruzione. Tale
interesse nasce dalla monotona diffusione nelle costruzioni del
cemento e dell’acciaio, divoratori di energia, ai quali
l’architettura di terra propone in alternativa un materiale dolce e
sensuale.

Infatti l’uso della terra nelle costruzioni consente di
salvaguardare l’ambiente, poiché per produrre un mattone di
fango e paglia è sufficiente la quarantesima parte
dell’energia necessaria per un mattone cotto. Inoltre, per la sua
capacità di trasmettere una sensazione di calore e
naturalezza alla casa e alle persone che la abitano, produce quel
benessere che tanto cerchiamo, ma che ci appare irraggiungibile,
dato che viviamo in ambienti sottoposti a inquinamenti di ogni
genere.

Il lavoro di produzione dei mattoni d’argilla è più
rapido e facile di quello della pietra. La materia prima è
disponibile ovunque e in abbondanza, spesso nello stesso posto dove
si costruisce. Sono più adatti alla fabbricazione dei
mattoni le terre con sabbia e inerti in quantità intorno al
61%, limo in misura massima del 16 %, argilla per il 20%, e non
più del 3% di materie organiche.

Silvano Piras
Architetto

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