Botta e risposta: dibattito in Parlamento sul latte e le loro denominazioni.
Oggi alla Camera dei Deputati è approdata la questione del
latte che si chiama “fresco” (commercializzato da Parmalat col nome
“fresco blu”) ma non lo è. È a lunga conservazione.
Alfonso Pecoraro Scanio, il combattivo ex ministro
dell’Agricoltura, ha presentato per il consueto question time del
mercoledì un’interrogazione urgente, in cui afferma: “La
legge prevede con chiarezza che il latte fresco debba esser
lavorato entro 48 ore dalla mungitura e trattato termicamente una
sola volta (a 72 gradi, e in quel caso non può avere una
durata superiore a 4 giorni oltre la pastorizzazione). Se questa
è la legge, come mai il Ministero dell’Industria
(Attività Produttive) nel mese di agosto (quiando
l’attenzione dell’opinione pubblica a volte è meno forte) ha
fatto una circolare in contrasto con la legge e ha autorizzato una
trattazione del latte con un processo di microfiltrazione (il latte
separato in modo meccanico) con una durata doppia, di 8 giorni,
consentendo che questo latte fosse chiamato fresco? Ad agosto,
perdipiù, poco prima dell’inizio d’una grande campagna
pubblicitaria per un latte (cosiddetto “fresco blu”), col forte
sospetto che non solo ci sia stata una violazione della legge
vigente, la 169 dell’89, ma che ciò sia successo sotto le
pressioni di una grande industria?”
Risposta di Gianfranco Fini, a nome del governo:
“Il Ministero delle attività produttive e il Ministero
dell’Agricoltura ovviamente riconoscono la validità della
legge sia sotto il profilo della difesa delle caratterisitiche di
tutela del processo e del prodotto del latte italiano sia sotto il
profilo della difesa del consumatore. La circolare si basa sul
principio del mutuo riconoscimento, che ammette limitazioni
nell’immissione in territorio nazionale di prodotti non conformi
alla normativa nazionale solo in caso di esigenze sanitarie, che
nel caso specifico non si sono rilevate. Ne deriva che il latte
provienente da altri Stati che rispetta i limiti previsti dalla
normativa comunitaria (?) può circolare inItalia con la data
di scadenza prevista dalla normativa del paese d’origine. Anche se
superiori ai 4 giorni previsti dalla legge italiana. Pertanto,
è la normativa vigente che consente la libera circolazione
di detto latte in commercio, non la circolare che non ha né
poteva avere potere innovativo e dispositivo.
Peraltro, secondo una diversa interpretazione della 169, si
potrebbe ritenere che comunque in Italia non è ammissibile
l’utilizzo della dicitura “latte fresco” per quei prodotti che
hanno scadenza superiore ai 4 giorni.
Il dubbio interpretativo sarà risolto dall’organo di
giustizia amministrativa dal TAR del Lazio, che è stato
investito della questione.
Un eventuale riesame della normativa vigente potrebbe avvenire in
occasione del Decreto Legislativo con cui sarà data
attuazione alla direttiva 2000/13 del Comunità relativa al
riavvicinamento delle legislazione degli stati membri su
etichettatura e confezionamento dei prodotti alimentari. È
da sottolineare che è già in corso il cosiddetto
“tavolo della filiera del settore lattiero” e si sono svolti
incontri con le presidenze delle associazioni professionali
agricole, ed è già stata prospettata
l’opportunità di dare attuazione ai seguenti indirizzi:
conferma della validità della 169, subordinazione dell’uso
latte fresco al rispetto delle condizioni di cui alla 169,
realizzazione di un sistema che rafforzi le vocazioni territoriali
e revisione delle norme in etichettatura per valorizzare il
prodotto e garantire l’effettiva qualità del latte”.
Replica di Pecoraro Scanio:
“I verdi non posson che esser insoddisfatti della Sua risposta.
Perché i Suoi uffici gliel’hanno scritta male: nella prima
parte lei difende le motivazioni di questa circolare sbagliata e
contro la legge del 2 agosto 2001. Poi lei dice ciò che
è vero, cioè che da parte della filiera
agroalimentare stanno protestando, e il governo dice d’essere
d’accordo a mantere i princìpi della 169: che il latte sia
fresco solo se la durata è di 4 giorni.
Quel che abbiamo voluto evidenziare è la confusione che
c’è tra parti dello stesso governo e proprio la
difficoltà che avete nel decidere una linea unitaria che sia
quella della difesa dei consumatori e allevatori, e non, come sta
avvenendo, il fatto che ad oggi abbiamo questa difficoltà:
il latte che circola in Italia può essere chiamato “fresco”
anche se di 8 giorni, latte che viene prevalentemente dalla
Germania, con danno per gli allevatori, i produttori, i
consumatori. Fermo restando che un latte a lunga conservazione
può essere tranquillamente messo in circolazione – il
problema è la truffa nei confronti di chi compra un latte
fresco che invece è a lunga conservazione!
Perciò, visto che non ci si muove, come Verdi Le chiediamo
rapidamente un intervento come governo, altrimenti dovremo avviare,
come stiamo pensando di fare, un presidio sotto Palazzo Chigi
(rumori in Aula) fin quando al di là delle buone intenzioni
voi non riuscirete a darci una risposta concreta. Che sia una
risposta ai consumatori e agli agricoltori italiani”.
(trascrizione a cura di Stefano Carnazzi)

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