Il primo accordo ‘taglia-CO2’ del mondo festeggia il suo settimo anniversario dall’entrata in vigore, il 16 febbraio del 2005, e si avvicina l’esame di “fine Kyoto” per Europa e Italia. Il tema caldo dell’accordo, quello della riduzione delle emissioni di gas serra e quindi dei consumi energetici, è sempre sotto i riflettori anche in Italia, alle prese con l’emergenza freddo e la sua dipendenza energetica dall’estero.
Guerra ai cambiamenti climatici
Cinque importanti incontri di rappresentanti di tutte le nazioni, tra il 1992 e il 2001, per cercare insieme strategie di riduzione delle emissioni di gas nell’atmosfera.
La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici, approvata a New York (maggio 1992) e sottoscritta
durante la Conferenza di Rio de Janeiro nel giugno 1992 da 154
paesi, è entrata in vigore nel marzo 1994. Essa enuncia
principi e obblighi generali per la riduzione della concentrazione
dei gas serra, lasciando la loro attuazione a specifici strumenti
come i protocolli. Tra i principali obblighi della Convenzione vi
sono l’elaborazione e l’aggiornamento degli inventari delle
emissioni e degli assorbimenti dei gas serra non controllati dal
Protocollo di Montreal, la messa a punto di piani nazionali
contenenti misure per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la
cooperazione sulla ricerca sul clima globale e lo scambio di
informazioni, la cooperazione internazionale sullo sviluppo
tecnologico, la formazione e l’educazione.
Il Protocollo di Kyoto, approvato dalla terza Conferenza delle
Parti (COP) della Convenzione (dicembre 1997), è un atto
esecutivo contenente le prime decisioni sull’attuazione operativa
degli impegni più urgenti e prioritari della Convenzione
stessa, relativamente ad alcuni settori delle economie nazionali
dei paesi industrializzati e di quelli a economia in transizione
dell’Est europeo; esso impegna i suddetti paesi a ridurre
complessivamente del 5,2%, entro il 2008-2012, le principali
emissioni antropogeniche di gas a effetto serra, ossia anidride
carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O),
perfluorocarburi (PFC), idrofluorocarburi (HFC) ed esafluoruro di
zolfo (SF6), riferendosi alle emissioni del 1990 per i primi tre
gas e del 1995 per i rimanenti.
Tale riduzione complessiva, però, non è uguale per
tutti; in particolare, per l’Unione Europea è prevista una
riduzione dell’8% nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del
1990.
La successiva decisione del Consiglio dei Ministri dell’ambiente
europei (giugno 1998) impegna l’Italia alla riduzione delle proprie
emissioni di gas serra nella misura del 6,5% rispetto ai livelli
del 1990 entro il periodo compreso tra il 2008 e il 2012, sulla
base di un programma di riduzioni che dovrà essere attuato a
partire dal 2002 e verificato annualmente dall’Unione.
La quarta Conferenza delle Parti, tenuta a Buenos Aires (novembre
1998), si è conclusa con l’approvazione di un Piano di
azione che definiva i passi successivi da intraprendere ai fini
della piena attuazione del Protocollo di Kyoto.
Una successivo incontro tenutasi a l’Aia nel novembre 2000 ha
registrato una battuta di arresto nel processo negoziale per
l’entrata in vigore del Protocollo. Formalmente quest’ultima
conferenza internazionale non è stata chiusa ma verrà
“riesumata” nel luglio 2001 con lo scopo di superare tutti quei
problemi ancora insoluti che vedono contrapposti da una parte gli
Stati Uniti d’America e dall’altra l’Unione Europea con un ruolo da
protagonista anche per il cosiddetto gruppo dei Paesi in via di
sviluppo (G77 + Cina).
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