
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
La superficie forestale della Birmania si sarebbe ridotta fino ad arrivare a coprire solo un quarto di quella del paese asiatico. La commissione parlamentare per le risorse naturali e la conservazione dell’ambiente ha affermato che l’estensione delle aree verdi nel 2005 era pari al 51 per cento, ma nel 2008 era gi
Le cause principali, secondo quanto riportato dai mezzi
d’informazione cinesi, sarebbero una scarsa protezione delle
foreste che porta inevitabilmente a pratiche di disboscamento
illegale e un aumento della raccolta di legna da ardere. A fare il
punto della situazione è stato U Thein
Lwin, presidente della commissione, durante un convegno
sull’energia, il clima e l’ambiente.
Secondo i dati aggiornati al 2008, un quarto della
Birmania (ribattezzata Myanmar) è coperta
da boschi e foreste, ma solo tre anni prima era il doppio. I
dati forniti dalle Nazioni Unite lo scorso
anno, invece, mostrano una sostanziale stabilità: la
superficie forestale sarebbe stata intorno al 48 per cento nel
2010.
Dalla Birmania proviene circa il 75 per cento di
teak messo in commercio a livello globale.
Questo tipo di legno è infatti tipico delle foreste
tropicali e raggiunge soprattutto i mercati cinesi e indiani.
Per fare chiarezza e capire quale tipo di politica adottare
sarebbe necessaria un’indagine indipendente che metta insieme i
dati satellitari con quelli raccolti sul territorio, approfittando
dell’apertura dimostrata dal governo negli ultimi mesi.
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