Nel corso di oltre due secoli di vita, l’omeopatia, come ogni
pratica medica che si rispetti, ha subito un’evoluzione dettata
dall’esperienza,
Nel corso di oltre due secoli di vita, l’omeopatia, come ogni
pratica medica che si rispetti, ha subito un’evoluzione dettata
dall’esperienza, dalle riflessioni e discussioni da parte dei suoi
seguaci.
Attualmente si trova ripartita in tre grosse correnti di pensiero:
l’unicismo kentiano, la corrente puralista-costituzionalista di
origine francese e l’omotossicologia.
La scuola unicista vede in James T. Kent il suo fondatore e rifiuta
ogni compromesso con la scienza ufficiale. Per il trattamento del
paziente il medico omeopata kentiano prevede la somministrazione di
un unico rimedio, per lo più ad alta diluizione e scelto in
base all’esame dei sintomi psichici.
Secondo la scuola pluralista, invece, spesso accade che un singolo
rimedio non corrisponda interamente alla complessità del
paziente. Per curarlo è quindi necessario interagire coi
diversi aspetti, distinguendo temperamento e costituzione. I rimedi
somministrati dal medico pluralista saranno più di uno,
somministrati in tempi diversi sia nel corso della giornata, che
della settimana. Ad essi si accompagna, inoltre, l’uso dei
cosiddetti bioterapici: fitoterapici, gemmoterapici, organoterapici
ecc.
L’omotossicologia nasce in Germania ad opera di Hans Heinrich
Reckeweg (1905-1985) intorno agli anni ’50 con il chiaro intento di
avvicinare l’omeopatia alla medicina accademica. Strettamente
legata ai progressi della biologia molecolare, dell’immunologia e
dell’enzimologia, utilizza sostanze organiche derivate dai processi
metabolici cellulari in composizione con altri preparati, allo
scopo di allontanare dal corpo le tossine (omotossine) che vi si
accumulano: batteri, virus, non sufficientemente drenati dagli
organi emuntori (reni, fegato, pelle, intestino).
I rimedi utilizzati non agiscono direttamente sul fattore tossico,
ma stimolano le difese immunitarie, così da trasformare
l’omotossina responsabile del quadro morboso in un prodotto non
tossico, definito omotossone, destinato ad essere espulso dal
corpo.
Chiara Fagioli

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