Liberare l’informatica

Sta crescendo il numero di utenti che passano al cosiddetto software libero (Open Source), che non richiede una licenza.

Ormai nel mondo dell’informatica se ne parla da molti anni, da
quando Linus Torvalds mise a disposizione degli sviluppatori di
software un sistema operativo (Linux) diverso dal sistema
proprietario Windows.

Dietro a questa diversa opzione informatica oggi si sta combattendo
una vera e propria battaglia. Da una parte troviamo Bill Gates e
tutto il software proprietario che ha basato la sua fortuna
economica sulla concessione di una licenza d’uso legato alla tutela
del diritto d’autore, dall’altro il software “Open Source” che
viene utilizzato senza licenza e che fonda la sua parte economica
sui servizi.

La battaglia è impari perché da un lato abbiamo le
grandi corporazioni, come Microsoft, che dispongono di uno standard
ormai diffusissimo in tutto il mondo e di enormi risorse
finanziarie, mentre dall’altra abbiamo la corrente libertaria
dell’informatica (oggi appoggiata anche da alcune aziende
hardware), che combatte contro il quasi monopolio della
multinazionale americana.

“Come passare al software libero e vivere felici” è un libro
scritto da Stefano Barale che propone uno strumento di divulgazione
dell’Open Source semplice e utile (è disponibile on line
all’indirizzo www.stefanobarale.org). Il manuale è una
sintesi tra teoria e pratica, che offre interessanti prospettive e
soprattutto nozioni tecniche semplici da attuare. La versione
cartacea del libro (Editore: Berti/ALTREconomia, 10 Euro) contiene
un Cd col software Knoppix 3.2. (un sistema operativo completo
Gnu/Linux basato su Debian e avviabile da cd-rom), che permette una
facile ripartizione del disco fisso per l’installazione di Linux,
operazione non sempre semplice.

L’autore ha un approccio molto aperto all’argomento, che si lega
alle tematiche ambientali e al consumo critico. Barale spinge anche
all’uso di software libero su piattaforma Windows, in particolare
verso l’applicativo “OpenOffice”, come alternativa al pacchetto
“Office” di Microsoft.
Molte piccole imprese spesso sono costrette a dotarsi di “Office”
solo perché è lo standard di comunicazione e scambio
dati più diffuso al mondo. Ma il costo è elevato, e
alcune aziende utilizzano installazioni illegali (pirata) o,
più spesso, acquistano la licenza per un solo operatore per
poi usarlo su tutti i pc aziendali. Una pratica illegale e
pericolosa che potrebbe essere evitata utilizzando “OpenOffice”,
che ormai offre buone prestazioni ed elevata compatibilità
con “Office”.

Francesco Aleo

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