Mae Wan Ho. “Il Dna suona una musica. Il Dna transgenico stona”

Negli ultimi mesi sono stati presentati dati economici e scientifici sull’impiego transgenico in agricoltura.

Allora quali sono i nuovi argomenti per opporsi agli
Ogm?

Il dibattito sul transgenico non è più solo emotivo.
È arrivato il momento di collaborare con gli scienziati.
Abbiamo prove a nostro sostegno molto convincenti. Conosciamo i
rischi e vediamo che i dati scientifici ci dicono che l’agricoltura
ecosostenibile porta vantaggi certi. Dov’è allora il vero
futuro dell’agricoltura del nostro pianeta?

A cosa possiamo arrivare collaborando con gli
scienziati?

Con l’Institute for Science in Society domenica abbiamo inaugurato
il sito dell’Independent Science Panel, www.indsp.org.
Pubblichiamo dossier sugli Ogm (l’ultimo, di 120 pagine) e abbiamo
il periodico “Science in Society”, l’unica pubblicazione
scientifica radicale presente nel mondo.
Quando Pusztai e Ewen pubblicarono la prima ricerca scientifica
sulla pericolosità degli Ogm, furono licenziati. Se sei un
vero scienziato, di fronte a dei risultati che dicono che il cibo
Ogm non è cancro, ma può portare a stadi preliminari
o all’insorgenza del tumore, ne parli anche prima di pubblicare il
tuo lavoro su una rivista scientifica.

Quindi gli Ogm sono davvero pericolosi?
Ancora abbiamo poche ricerche. Una cosa è certa.
Creek e Watson, gli scopritori del Dna, hanno visto giusto, con
l’idea della doppia elica. Ma si sono sbagliati nell’ipotizzare il
dogma centrale della biologia molecolare: Dna / Rna / proteine che
danno le caratteristiche all’organismo.
Se così fosse, l’ingegneria genetica non sbaglierebbe
mai.
Ora, invece, si sta svilippando la nuova genetica: il Dna è
in continua e dinamica connessione con una rete genetica, con il
metabolismo, con l’ambiente interno ed esterno.
Questo approccio olistico ed ecologico, ci dice che non possiamo
trascurare l’ambiente, gli altri tratti genici o dimenticare la
fisiologia degli esseri viventi.
Tutti gli elementi sono interconnessi. L’unico modo per assicurare
la vita, la stabilità dei genomi, è tramite un
ambiente bilanciato, equilibrato, sano. L’ingegneria genetica
classica invece provoca una serie di corti circuiti
nell’evoluzione.

Con quali rischi?
Tutti gli organismi hanno meccanismi per espellere, inattivare o
sbarazzarsi di materiale genetico estraneo… Perciò per
introdurlo si usa un virus vettore, il cawliflower mosaic virus:
è aggressivo, salta nei geni, può scatenare un
tumore, incentiva la ricombinazione e la creazione di nuovi
batteri. E materiale transgenico viene continuamente immesso
nell’ambiente… Su “New Scientist” del gennaio 2001 un ricercatore
australiano dichiara: “Un virus ingegnerizzato ci porta a un passo
dall’arma biologica finale. Il biotech ha partorito una brutta
sorpresa. La prossima, potrebbe essere catastrofica”.

L’ultima parola non può essere “catastrofica”…
Il Dna suona una musica. Quando metti un po’ di Dna transgenico non
parla lo stesso linguaggio. Stona.
In natura non c’è spazio per la disarmonia. Le stonature
sono destinate a scomparire.

Anche grazie ai movimenti d’opinione internazionali.
Abbiamo molte energie e non andranno perse. Noi ci apriamo l’un
l’altro, comunichiamo l’un l’altro. E’ una battaglia per una
differente visione della vita.

Che cosa ti ispira?
L’idea olistica, che parte dalla stessa visione delle culture
più lontane. Riscopriamole. È importante, dobbiamo
stare uniti. Scienziati, agricoltori, cittadini. Dobiamo rimanere
tutti uniti.

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