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Per trovare il nostro pensiero non dobbiamo seguire i condizionamenti sociali, ma rimetterli in discussione. Ci sono due tipi di arte: quella che genera piacere e quella che genera felicità.
Dottor Boiron, cosa dobbiamo fare per essere
felici?
La prima cosa da fare è capire il meccanismo della
felicità. Nella nostra società pensiamo che non sia per
tutti, la confondiamo con il piacere. Ecco perché ho scritto
questo libro. Bisogna poi lavorare all’espressione della propria
filosofia di vita. Generalmente usiamo solo la parte superficiale
del nostro pensiero, rappresentata dai condizionamenti sociali.
Bisogna ritrovare il proprio “potere” ad esempio attraverso la
meditazione e l’arte.
Perché secondo lei la musica e l’arte che vanno
controcorrente ci renderebbero più felici?
Perché per trovare il nostro pensiero non dobbiamo
seguire i condizionamenti sociali, ma rimetterli in discussione. Ci
sono due tipi di arte: quella che genera piacere e quella che
genera felicità. Se vedo un’opera che non mi piace, che mi
disturba (se mi è indifferente non è interessante)
significa che c’è qualcosa dentro di me che devo cambiare, che
sono in presenza di un condizionamento cattivo su cui bisogna
lavorare.
Dato che LifeGate è anche una radio, la domanda
è d’obbligo: qual è la sua “musica
felice”?
La mia musica di felicità è quella dei The Mission:
trovo veramente molto difficile accettare i loro suoni anarchici,
probabilmente perché sono un po’ condizionato da un concetto
di ordine e razionalità e dunque confrontarmi con questo tipo
di musica mi fa progredire e riflettere
sull’irrazionalità.
Nel suo libro lei lega l’arte alla felicità sul
lavoro: perché?
Ho sviluppato molto l’arte in azienda per consentire a tutti i
dipendenti l’espressione profonda della loro personalità e
creatività. Che cosa cerchiamo quando assumiamo un nuovo
impiegato? Una capacità di riproduzione di un condizionamento
aziendale o la capacità di far crescere l’azienda in modo
straordinario? La seconda cosa di certo, perché viviamo in un
mondo competitivo. In questa realtà dobbiamo usare al massimo
le capacità di ognuno, che si esprimono meglio quando la
persona è felice. Dunque penso che realizzare un ambiente
artistico all’interno dell’azienda possa aiutare tutti a utilizzare
le propria capacità.
Impiegati più felici fanno un’azienda
felice?
Ho voluto dimostrare che la felicità degli impiegati
influisce sul risultato economico dell’azienda. Servono prima di
tutto il rispetto, la fiducia, la condivisione dei progetti.
Bisogna poi stabilire regole etiche di distribuzione: quando
abbiamo ottenuto qualcosa insieme dobbiamo far partecipare tutti,
azionisti e impiegati. Si tratta di regole che applico da ormai
quarant’anni e con risultati economici evidenti.
Parlando di arte e salute: lei conosce Patch Adams, il
medico che ha portato il sorriso a tanti malati terminali. Che
rapporto ha con lui?
Ah, è una montagna Patch! Una grossa montagna di energia,
amore, entusiasmo verso la medicina, verso la vita, verso l’uomo.
Provo molta ammirazione per lui. Per me Patch è per prima cosa
un modello e per seconda un amico caro. Siamo entrambi affascinati
dall’essere umano ed entrambi proviamo entusiasmo nel voler far
evolvere il mondo. Al contrario di quello che si pensa, la
felicità non spinge ad accettare tutto, anzi, spinge
all’azione. Più siamo felici, più agiamo in modo
efficace. Il mio modello di intelligenza corticale, di azione non
violenta ma molto efficace, è Gandhi.
Per finire: lei si sente più scienziato o
più filosofo?
Non è possibile fare la differenza perché la scienza
appartiene alla filosofia. Da duecento anni abbiamo separato i due
ambiti, ma all’inizio non era possibile essere filosofi senza
essere prima scienziati. E’ qualcosa che oggi abbiamo un po’ perso,
ma che dobbiamo ritrovare.
Ascolta l’intervista a Christian Boiron su LifeGate Radio
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