Australia e Tuvalu confermano l’intenzione di adottare il primo trattato al mondo che concede asilo climatico. Ma c’è ancora un ostacolo da superare.
Luci nel deserto
Si pu
Presentato lo scorso giugno dai ricercatori della
Trans-Mediterranea Renewable Energy Cooperation (Trec), il progetto
Desertec si propone di sfruttare gli 80 Terawattora di energia
(pari a 5 mila miliardi di barili di petrolio) che, ogni anno, il
nostro
sole invia sui 35 milioni di km quadrati di
deserto della Terra per produrre elettricità e
desalinizzare l’acqua di mare.
Secondo l’Agenzia aerospaziale tedesca, infatti, basta ricoprire
lo 0,3% della superficie desertica dei Paesi mediorientali e
nordafricani per fornire tutta l’energia necessaria alla
macroregione Eumena (Europa, Medioriente, Nordafrica). Si prevede
un investimento di 400 miliardi di euro entro il 2050.
Con la Trec coopera attualmente anche il premio Nobel
Carlo Rubbia.
La centrale non sarà dotata di
pannelli fotovoltaici, bensì di “impianti
termodinamici a concentrazione solare”. Si parla di specchi che
concentrano i raggi solari su un tubo o una caldaia che contiene
una soluzione di acqua e sali o un gas.
Il fluido, riscaldato oltre i 500°C, mette in moto le turbine
che producono elettricità anche nelle ore notturne,
garantendo quindi continuità nella fornitura di
energia.
La competitività del progetto è assicurata entro
il 2020, quando il costo di ogni kilowattora sarà di 6
centesimi (contro i 12-15 attuali ed i 10 dell’energia prodotta con
fonti fossili).
Importantissime le
implicazioni economiche e sociali: le
opportunità di lavoro fornite da Desertec alle popolazioni
locali permetterebbero lo sviluppo dei Paesi sahariani evitando,
nel contempo, le migrazioni verso nord.
E in
Italia, Paese del sole, cosa succede?
E’ notizia di pochi giorni fa che nel 2009 sorgerà, in
Sicilia, la centrale solare più grande d’Europa, grazie a un
accordo tra Iess (Impianti energia solare Sicilia) e comune di
Noto.
I lavori inizieranno dopo la metà del 2008; avrà
40 Megawatt di potenza e produrrà 55 kilowattora all’anno.
E, secondo gli “addetti ai lavori”, contribuirà a farci
uscire dalla dipendenza da fonti fossili.
In un momento in cui il costo del barile di petrolio sfiora gli 82
dollari, è proprio quello che ci serve.
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