Marlene Kuntz. Un rampicante del cuore in dirittura finale

«Non hai mai avuto a che fare con la fissa cruciale / cagna fedele come l’edera? / Un rampicante del cuore in dirittura finale: / la cattura dell’anima?».

I versi sono tratti da L’odio
migliore, brano del 1999 che offre lo spunto per il titolo a questo
viaggio nelle viscere dell’universo Marlene Kuntz. Che poi
significa attraversare la parte più viva di quella che
è stata la scena musicale italiana degli ultimi
vent’anni.

Perché in Italia non c’è stato solo il rock
più ortodosso e in salsa tricolore di Vasco, Ligabue e pochi
altri. C’è anche chi si è sforzato di guardare oltre,
cercare di assorbire le onde più anomale (dai Sonic Youth a
Nick Cave e gli Einstürzende Neubauten) che giungevano tanto
da Stati Uniti ed Europa. La cosiddetta scena underground che nel
triangolo Piemonte-Toscana-Emilia ha messo a frutto i semi
migliori. Tra questi la storia del gruppo di Cuneo è
particolarmente intensa e significativa, in qualche modo trait
d’union tra le varie ramificazioni sotterranee, essendo nato nel
capoluogo piemontese ma avendo avuto come padre putativo Gianni
Maroccolo.

La quadratura del cerchio. La Orlandotti scava nella poetica dei
Marlene facendosi accompagnare da due “guide” d’eccezione:
Cristiano Godano e Maroccolo stesso. Difficile chiedere di
più, i testi vengono sviscerati alla virgola con l’aiuto del
compositore. Lo stesso vale per il lato musicale, così come
per il contesto in cui i Marlene Kuntz sono cresciuti. Un libro
prezioso per capire che non sempre siamo stati la provincia
dell’impero.

 

«Non hai mai avuto a che fare con la fissa cruciale / cagna fedele come l’edera? / Un rampicante del cuore in dirittura finale: / la cattura dell’anima?».

Massimo Longoni

 

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