La Medicina Tibetana dell’equilibrio

Intervista a Lobsang Lungrik studioso di filosofia buddista e del Tantra. La sua formazione spazia dalla medicina tibetana alla produzione di mediche

Lobsang Lungrik ha seguito per due anni corsi di perfezionamento
presso la facoltà di Medicina e Astrologia di Lhasa
esercitando la medicina tibetana presso il monastero di Sera, in
Tibet.
Profugo dal 1994, ha trascorso alcuni anni nel sud dell’India, nel
monastero di Sera.Je, dove ha potuto approfondire, insegnamenti
filosofici e tantrici di validi maestri, lavorando,
contemporaneamente, come insegnante di costruzione e meditazione
del Mandala Tantrico. Dal mese di settembre 1998 opera come medico
presso il Centro Rabten Ghe.Pel.Ling. Lungrik è riconosciuto
come terapista competente dall’Istituto Olistico Italiano e dal
British Complementary Medicine di Londra.

Quali sono i principi fondamentali della medicina
tibetana?

Simile a quella Ayurvedica, la medicina tibetana affida la parte
diagnostica all’osservazione empatica del paziente, basata sui
mezzi offerti dalla tecnologia moderna occidentale (radiografie,
esami), mentre per la parte terapeutica è legata ad una
sapere antico, si definisce più “tradizionale”.
La malattia, secondo noi tibetani, è causata da un
disequilibrio tra i 4 elementi: acqua, fuoco, terra e aria, che
sono poi il frutto di tre stati mentali malsani: attaccamento, odio
e ignoranza.

Cosa intende per disequilibrio?
Bisogna partire dagli elementi presenti nell’uomo in parti
diseguali, troppo o troppo poco. Il compito dei medici è di
riportare l’equilibrio nel corpo somministrando quello che manca o
al contrario, togliere o diminuire l’eccesso. Non dimentichiamo che
la malattia cambia da persona a persona, ed è per questo che
non si può sostenere un’ unica cura valida, adatta ad un
sintomo preciso.. ogni caso è un caso a sé e come
tale va considerato.

La medicina tibetana è fondata esclusivamente sul
principio di equilibrio e disequilibrio degli elementi?

Assolutamente no, le attività cerimoniali, spirituali e
religiose sono parte integrante della terapia.
Io accetto di curare solo individui che si dimostrano sinceramente
disposti a seguire i 4 i pilastri del nostro modo di condurre
l’esistenza: comportamento, alimentazione, medicina e taglio (nel
senso di intervento medico come nel caso dei salassi). Medicina e
buddismo sono strettamente correlati, la preghiera giornaliera, o
la meditazione se così preferite chiamarla, è
essenziale per l’efficacia della cura medica. La nostra è
una medicina a cui tutti possono accedere senza alcuna differenza.
Siamo convinti che la sofferenza umana sia sempre, profondamente
mentale prima ancora che fisica e come tale deve essere considerata
e curata: la pratica buddista (nel senso dei 4 pilastri) è
la via da seguire per raggiungere la guarigione spirituale e quindi
anche fisica.

Come vengono somministrati gli elementi
ri-equilibratori?

Erbe, radici, fiori, foglie e frutti vengono preparati in pillole,
polveri, tisane o pomate secondo il principio dei 6 gusti e delle 8
energie. I 6 gusti sono: dolce, amaro, aspro, piccante, salato e
neutro e le 8 energie sono i 4 elementi in eccesso e in
diminuzione. Bisogna considerare che le conoscenze necessarie per
la raccolta e la preparazione sono vastissime: una particolare
caratteristica non appartiene ad una specifica pianta, ma al
contrario la posizione, l’altitudine in cui vengono raccolte o
l’esposizione stessa al sole o meno rendono addirittura opposte le
proprietà di una stessa pianta.

Qual’ è il vostro ruolo nella società?
I medici tibetani, al momento del conferimento della carica, devono
impegnarsi a non usare l’arte medica come fonte di sostentamento o
di guadagno personale e a trattare sempre tutti gli ammalati alla
stessa identica maniera.
Nessun compenso in denaro e nessuna preferenza quindi, ma è
chiaro che per sopravvivere accettiamo le offerte che ci vengono
date in cambio delle nostre prestazioni che includono anche i costi
di reperimento e preparazione delle medicine e del trasporto.

Esiste un posto tutto suo dove ama rifugiarsi?
Naturalmente….amo rifugiarmi in me stesso, nella calma dentro di
me e lontano dal tumulto dell’esistenza esterna recupero la pace e
la serenità per continuare la mia opera di guarigione e
aiuto agli altri.

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