
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Nessun compromesso sugli Ogm a Bruxelles: l’Unione Europa rimanda le decisioni su moratoria, etichettatura, concessioni e tolleranza all’anno prossimo.
OGM in Europa: tutto da rifare. O, meglio, tutto rimandato. La
discussione dell’Unione Europea sulla moratoria contro gli
organismi geneticamente modificati, slitta infatti se non al
prossimo anno, almeno a non prima del mese di novembre.
Il recente incontro dei ministri europei dell’Agricoltura in
Lussemburgo, non ha offerto molti passi avanti sul dialogo relativo
all’etichettatura e la tracciabilità degli alimenti
transgenici. Se non quello, perlomeno, di scartare la
possibilità di togliere la moratoria anti-ogm voluta nel
1999 da sette dei quindici Paesi dell’Unione Europea (Francia,
Danimarca, Belgio, Lussemburgo, Italia, Austria e Grecia) e che ha
vietato l’ingresso a 13 Ogm. Una decisione che ha messo l’Unione
Europea in profondo contrasto con gli Stati Uniti, principali
produttori degli organismi transgenici.
Per questa ragione, dal 2001 il Parlamento Europeo ha consentito di
tolleranza dell’1% di Ogm (una soglia giudicata comunque già
troppo alta dagli ecologisti) negli alimenti imponendo,
però, l’obbligo di una specifica etichettatura nel caso
venga superato questo sbarramento.
Ma a Bruxelles l’accordo sulle cifre e sul metodo resta lontano,
anche nel tempo: mentre il commissario europeo alla Sanità e
alla tutela dei consumatori, David Byrne, chiede maggiore
flessibilità, secondo il ministro francese Hervé
Gaymard la questione non sarà affrontata prima di 9 o 10
mesi.
Su percentuali, etichettatura e tolleranza se ne riparlerà,
quindi, alla riunione di novembre, mentre per la moratoria l’attesa
si prolunga addirittura fino al prossimo anno.
Roberta Marino
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