Australia e Tuvalu confermano l’intenzione di adottare il primo trattato al mondo che concede asilo climatico. Ma c’è ancora un ostacolo da superare.
Occupy Belo Monte
Oltre 150 persone che fanno capo alle quattro principali tribù chiedono che vangano riconosciuti i confini delle terre dei nativi e protestano contro la costruzione dell’impianto idroelettrico.
“Chiedono il riconoscimento dei confini delle terre
appartenenti agli indigeni, l’allontanamento degli occupanti e il
miglioramento delle condizioni di salute e della qualità
dell’acqua”. Sono le parole pronunciate dal portavoce dei
manifestanti, Cleanton Ribeiro, e riportate
dall’agenzia
Afp. Le popolazioni “non credono più alle promesse fatte
dalla Norte Energia (la compagnia elettrica impegnata nei lavori) e
– ha aggiunto – non smetteranno di protestare fino a quando non
verranno fatti concreti passi avanti”.
L’impianto idroelettrico, la cui costruzione è
cominciata lo scorso anno, è destinato a diventare il terzo
più grande al mondo con i suoi 11.200 MW e sorgerà
lungo le rive del fiume Xingu. Per raggiungere tale portata,
è stata prevista l’inondazione di un’area di 500 chilometri
quadrati dove vivono 16mila persone, costringendole ad abbandonare
le loro terre. Secondo alcune organizzazioni non governative
saranno addirittura 40mila (France
24).
Per fortuna un giudice federale ha respinto la richiesta
avanzata dai costruttori di sgombrare i manifestanti con la forza,
ma allo stesso tempo non ha ordinato alcun blocco dei lavori nelle
zone non coinvolte dalla protesta.
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