
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Le coltivazioni di piante OGM nel mondo sono concentrate per il 96% in dieci paesi industrializzati, mentre il restante 4 % è ripartito in 19 paesi.
Le coltivazioni di piante OGM nel mondo sono
concentrate per il 96 per cento in dieci paesi industrializzati,
mentre il restante 4 per cento è ripartito in 19 paesi. Tra
questi ci sono anche otto stati europei che nel 2010 hanno usato
sementi OGM su un totale di 100 mila ettari.
Sono i dati emersi dal seminario del Barilla Center
for Food Nutrition, centro di ricerca
sull’alimentazione, tenutosi il 20 luglio a Milano. Tra i vari
ospiti in collegamento in videoconferenza c’era anche
Vandana
Shiva, la direttrice dell’istituto di ricerca indiano
Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource
Policy.
“Più si intensifica la biodiversità,
più si produce economia e sviluppo. Potremmo nutrire due
Indie se intensifichiamo la biodiversità in
agricoltura“, ha affermato la scienziata indiana
aggiungendo che “la monocultura su grande scala è sbagliata,
e ora è un modello che è entrato in crisi. Se non
passiamo all’agricoltura dei piccoli agricoltori ci saranno nuove
crisi”.
A conferma delle sue parole anche un sondaggio che evidenzia come
la fiducia dei cittadini europei verso le colture transgeniche sia
drasticamente calata negli ultimi 5 anni. In Italia è
passata dal 42 per cento del 2005 al 24 per cento del 2010. Analogo
calo si è avuto in Spagna (dal 53 per cento al 35 per
cento), Portogallo e Francia.
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Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
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