
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
OGM sì o no: la possibilità di scegliere
Con un po’ di attenzione e molta buona volontà, oggi il
consumatore può scegliere se acquistare o evitare prodotti
contenenti ingredienti geneticamente modificati (OGM). Questa
è almeno l’intenzione dell’Unione Europea che ha imposto a
tutti gli Stati membri due regolamenti entrati in vigore il 10
aprile del 2000.
Attualmente in Italia sono venduti liberamente soia, colza e un
tipo di mais proveniente da coltivazioni OGM. I regolamenti, che
dovrebbero garantire la libertà di informazione e di scelta
dei consumatori, vanno finalmente a disciplinare la norma del 98
sull’etichettatura obbligatoria, mai entrata in vigore per mancanza
di regole attuative.
Diversamente da quanto stabilito precedentemente, oggi tutti i cibi
che contengono ingredienti geneticamente modificati in
quantità superiore all’1%, devono riportare in etichetta la
dicitura “contiene OGM”, obbligo esteso anche ad additivi e aromi
transgenici. La soglia dell’1% è stata introdotta per
risolvere alcuni problemi di attuabilità della norma.
Ciò per consentire un margine di tolleranza ai produttori
che non usano OGM, ma potrebbero subire una contaminazione
involontaria. In caso di accertamenti positivi, sarà
comunque il produttore a dover dimostrare che gli OGM presenti sono
entrati casualmente nel processo produttivo.
Alle aziende è inoltre permesso etichettare i prodotti con
la dicitura “non contiene OGM” se i prodotti alimentari sono
realmente privi di OGM. In questo caso dovranno però avere
una documentazione che lo attesti in maniera esaustiva.
L’Italia è, tra i paesi europei, la Nazione che ha
maggiormente osteggiato le produzioni OGM. Tuttavia importiamo ogni
anno oltre il 75% di soia e quasi il 50% di mais dagli Stati Uniti.
In questo paese, dove vale il principio della sostanziale
equivalenza, l’applicazione degli OGM in agricoltura è
estremamente diffuso, non esiste obbligo di etichettatura e di
discriminazione tra prodotti OGM e non. E la lista dei prodotti in
cui è possibile trovare soia è lunghissima: dai
gelati, alle zuppe, alle salse… Inoltre, l’obbligo di etichetta
non è previsto per le industrie che forniscono materie
prime, con il risultato che i produttori finali non sono in grado
di garantire la presenza o meno di organismi trattati.
La Commissione Europea sull’etichettatura degli alimenti con
ingredienti transgenici, ha in atto un ulteriore studio secondo cui
ogni organismo geneticamente modificato avrà un codice di
riferimento e per questo sarà più facilmente
riconoscibile. Dovrà anche decidere se estendere le norme
sull’etichettatura dai prodotti destinati ai consumatori finali,
agli ingredienti dei prodotti alimentari lungo tutta la filiera,
dalla produzione alla distribuzione fino alla vendita. Il
regolamento si dovrebbe occupare anche di quegli ingredienti
riconosciuti come esenti da OGM, per cui è già stata
stilata una lista ritenuta però non definitiva.
Gabriele Garbillo
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