
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Negli Stati Uniti starebbe crescendo il numero di americani che si dichiarano favorevoli ai cibi OGM
Secondo i dati forniti dall’IFIC, una organizzazione americana
no-profit che si occupa di divulgazione scientifica, ad esempio,
negli Stati Uniti starebbe crescendo il numero di americani che si
dichiarano favorevoli ai cibi OGM, purché presentino le
caratteristiche di esasperata freschezza tanto promesse dal
transgenico.
Nel frattempo, i nuovi apprendisti stregoni hanno realizzato aranci
che producono frutti dopo appena un anno di vita e patate che
maturano in 5 settimane. Ma ciò che è più
inquietante è che in tutti e due casi i nuovi caratteri
genetici sono in grado di trasferirsi alle varietà che
derivano dai loro incroci.
Un’altra notizia riguarda la prossima commercializzazione della
tecnologia Terminator. Il Dipartimento americano dell’Agricoltura
ha infatti autorizzato il brevetto della Delta & Pine Land, una
delle più grandi aziende sementiere del mondo.
Questa tecnologia modifica le piante in modo da rendere le loro
sementi sterili, così da obbligare i coltivatori ad
acquistarle dalla multinazionale che detiene il brevetto, ogni
anno.
Non è certo, comunque, che la multinazionale sementiera
riesca a centrare l’obiettivo: ricercatori, agenzie dell’Onu,
scienziati e consumatori di tutto il mondo si oppongono a questo
tipo di tecnologia che mette a rischio la biodiversità
agricola. Una possibile fuga di geni da piante Terminator, infatti,
renderebbe sterili le piante contaminate. Proprio grazie alle
pressioni dell’opinione pubblica, Monsanto e Astra Zeneca hanno
rinunciato a commercializzare i propri brevetti Terminator.
Ulteriore tecnologia in agguato è la “Traitor”. Con questa
tecnica è possibile attivare o bloccare, a piacimento, la
riproduzione, e creare condizioni di autofecondazione e
autoriproduzione mediante autoclonazione delle piante.
E non basta. In Messico cresce mais OGM – come è denunciato
in un articolo di Rex Dalton pubblicato su “Nature” – e questo
nonostante una moratoria governativa del 1998 stabilisca il divieto
di coltivarlo a scopo commerciale.
L’ultima chicca è tutta italiana e si trova sulla Gazzetta
Ufficiale dello scorso 16 ottobre: con un decreto il governo
Berlusconi ha stabilito che anche nei prodotti per neonati si
può tollerare una quota di OGM fino all’1%; il tutto senza
tenere conto della conseguenze che si possono scatenare nei neonati
con l’assunzione di prodotti non ancora abbastanza
sperimentati.
Massimo Ilari
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