Paradiso e inferno. In Islanda

Una storia di amicizia nell’Islanda di fine Ottocento. Di mare, freddo, luce e buio. Di vita che vuole resistere alla morte. Di paradiso e inferno. Pura poesia.

Islanda. Ghiacci, mare. Boschi. Freddo, neve. E un’amicizia,
quella tra un Ragazzo senza nome e Bárður. Pescatori per
necessità, ma amanti della parola e della poesia per
vocazione. Bárður, occhi scuri del sud, ama leggere, non
si stacca dai suoi libri, da quel “Paradiso perduto” di cui un
capitano cieco gli ha fatto dono. Un libro che vuole leggere anche
poco prima di partire per una spedizione di pesca. “Nulla mi
è delizia tranne te”: legge, rilegge, ripete, immagina. Il
Ragazzo vuole leggere, vuole imparare cose nuove, viaggiare e
conoscere il mondo, accanto al suo amico.

 

Una storia del passato raccontata dal passato, da voci
ammalliatrici che emergono dal freddo per renderci partecipi di un
sodalizio unico, di una corrispondenza di amorosi sensi tra esseri
umani, giovani, nel pieno della sete di vita e di emozioni. La
storia di vite che, da un momento all’altro, possono cadere
nell’Inferno o ascendere al Paradiso.

Non si legge tutto d’un fiato. È un romanzo di reazione a
ciò che più abbiamo di importante: le parole. Un
libro da leggere piano, per assaporare ogni parola, ogni frase.
Sentirla, sottolinearla, ripetersela. Per sentirne il peso, o la
leggerezza. “Ci sono poesie che ti portano in luoghi dove le parole
non arrivano, e neanche i pensieri, ti portano dritte all’essenza
stessa, la vita si ferma per lo spazio di un istante e diventa
bella, limpida di rimpianti e di felicità.” E questo libro
è semplicemente questo: poesia.

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