Pelagos, il santuario dei cetacei

dopo otto anni dall?istituzione e cinque dalla legge di ratifica, il progetto Pelagos, il ?Santuario dei cetacei?, prenderà il suo avvio ufficiale.

Il Tethys Research Institute, istituto per la protezione
dell?ambiente e della biodiversità marina che opera, nel
Mediterraneo, fin dal 1986, l?ha voluto fortemente. E così,
il 16 aprile 2007, dopo otto anni dall?istituzione e cinque dalla
legge di ratifica, il progetto Pelagos,
il ?Santuario dei cetacei?
, prenderà il suo
avvio ufficiale.

L?inaugurazione avverrà a Genova, nel Palazzo ducale,
alla presenza del Ministro dell?Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio,
del presidente del comitato di pilotaggio del Santuario, Aldo
Casentino, e del segretario esecutivo Philippe Robert.

Si tratta di un?area di mare di circa 90.000 Km quadrati,
costituita dalle acque marittime interne (15%) e territoriali (32%)
di Francia, Monaco e Italia e dalle acque pelagiche adiacenti
(53%), che collega, tra l?altro, aree marine protette già
esistenti, come quella delle
Cinque Terre
o dell?Arcipelago
Toscano
.

Il progetto mira, in primis, a proteggere diverse specie di
cetacei (tra cui
balenottere
comuni, capodogli,
delfini
) dalle collisioni con navi e traghetti che
solcano questi tratti di mare, e che sono il maggior motivo di
pericolo per i cetacei. La seconda finalità è,
invece, quella scientifica, che sarà coordinata dal Tethys
Institute.

La strada della tutela, però, è ancora molto
lunga. Da uno studio dello stesso Tethys Institute emerge che la
maggior parte delle collisioni delle navi con le balenottere comuni
avviene proprio nelle acque del santuario, fondamentali per il
traffico marittimo nel
Mediterraneo
.
E il motivo principale è sempre la velocità delle
imbarcazioni che, per esempio, potrebbe essere limitata con
appositi provvedimenti e prese di posizione a livello politico.
Ma, come sottolinea lo stesso Robert, non è facile.

Con Pelagos, infatti, è la prima volta che si cerca di
coordinare l?azione di tre stati per un?iniziativa ambientale
così importante. E c?è ancora tanto da fare.

Ma una speranza per il futuro c?è. Ne va della salute del
nostro mare.

Chiara
Boracchi

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