
Immenso e poco conosciuto è il potere della volontà individuale, capace di neutralizzare consuetudini e automatismi e di dirigere la propria vita in direzioni scelte e auspicate.
Ci offendiamo quando, per sentirci amabili, ci obblighiamo a corrispondere a un’immagine di ciò che crediamo di dover essere.
L’offesa è un automatismo, condiviso dalla maggior parte
delle persone della nostra cultura, che viene alimentato
socialmente dalle
organizzazioni gerarchiche di cui facciamo
parte.
Il meccanismo che produce il senso di offesa è molto utile
alle organizzazioni gerarchiche perché, inducendo il
conformismo e l’alienazione, fa guadagnare prevedibilità e
controllo delle persone, dunque facilità di governo.
Come funziona l’offesa? Ci offendiamo quando, per sentirci
amabili, ci obblighiamo a corrispondere a un’immagine di ciò
che crediamo di dover essere.
L’offendersi si basa quindi su un inganno: il credere di essere
come ci si immagina di essere, quando si prende molto sul serio
l’idea che si ha di sé.
Questo inganno è uno dei presupposti più nascosti
e infidi che vengono inculcati con l’educazione. Una volta
addestrati a conformarci a un’immagine precisa, ci alieniamo e
diventiamo i nostri migliori secondini, punendoci con il disagio, e
con il timore di
non essere amati, ogni volta che ci pensiamo
diversi da come crediamo di dover essere.
Quando ci offendiamo rimaniamo chiusi nel
dialogo mentale rabbioso e/o triste del
confronto di due immagini di noi (l’immagine di come desideriamo
essere e quella di come temiamo di essere stati) e intanto
perdiamo il contatto con il presente, dunque con la
possibilità di soddisfarci veramente.
Offendendoci con qualcuno, ingaggiamo una lotta per la difesa
dell’immagine in cui ci identifichiamo e intanto ci distraiamo dal
perseguire i nostri veri obiettivi, di volta in volta, nella
relazione.
Non appena
riconosciamo la natura del meccanismo
ingannevole dell’offesa, possiamo recuperare la libertà
di essere noi stessi, e la
responsabilità di esserlo.
Quando riconosciamo che non dobbiamo necessariamente aderire a
nessuna immagine preconfezionata di ciò che dovremmo essere
e
ci accettiamo liberamente per ciò che
siamo, non abbiamo più bisogno esasperato dell’apprezzamento
altrui e nutriamo la nostra autostima col rispetto per noi stessi.
Che, vedremo, diventa una solida base da cui sviluppare il rispetto
per gli altri.
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