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Come riportare la biodiversità sugli elettrodotti grazie ai corridoi verdi
Da Belgio e Francia un progetto di ripristino ambientale ha creato nuovi corridoi verdi dove non esistevano. Gli elettrodotti diventano così parte del paesaggio.
Integrare la rete elettrica col paesaggio, creando allo stesso tempo nuovi corridoi ecologici in grado di ripristinare la continuità ecologica e aumentare la biodiversità anche nelle aree dove corrono le linee elettriche ad alto voltaggio. Succede in Belgio e Francia dove, grazie al progetto Life Elia, è stato possibile testare una nuova gestione del paesaggio, riducendo i costi di manutenzione e allo stesso tempo ripristinando ambienti fondamentali come siepi, zone umide, frutteti.
È la natura che si integra con le opere di origine antropica, in aree dove è necessario garantire la sicurezza, come accade con la rete elettrica. “In questo modo abbiamo sfruttato uno spazio inutilizzato è trasformato in corridoio verde”, spiega a LifeGate Johan Mortier, a capo del progetto. Il progetto, iniziato a settembre 2011 e guidato da un team di sette persone suddivise tra le due associazioni Solon Asbl e Carah, ha così portato alla realizzazione di corridoi verdi in aree forestali in oltre venti siti dislocati tra Francia e Belgio.
LIFE Elia-RTE_Summary of the project from LIFE Elia-RTE on Vimeo.
Dai frutteti ai pascoli. Ecco come si trasformano gli elettrodotti per favorire la biodiversità
Per rendere sicura la trasmissione dell’elettricità attraverso gli elettrodotti è necessario mantenere dei corridoi non boschati di almeno una cinquantina di metri di larghezza. Per fare ciò ditte specializzate provvedono ad estirpare stagionalmente tutto ciò che nasce e cresce in tali aree, mantenendo in sicurezza la rete. Tali attività però possono avere un impatto negativo sulla biodiversità, agendo sul suolo e sulla microfauna dell’area. Ma c’è chi ha pensato ad una soluzione diversa, ovvero ricreare delle aree verdi capaci di offrire una transizione più dolce – in gergo tecnico un “ecotono” – tra aree aperte e aree forestali.
Zone umide e libellule, così rinascono gli habitat
I tecnici hanno così imitato la natura, creando delle barriere boscate ai lati della foresta di altezza limitata e delle aree più interne di passaggio, dove crescono prati erbosi o piccoli frutteti. Il risultato ha portato alla nascita di nuovi habitat, e in taluni casi a registrare il ritorno di alcune specie di lepidotteri, come la dafne Brenthis daphn o della delicata campanula Hesperocodon hederaceus.
In altri casi si è data la possibilità ai proprietari di far pascolare i propri capi di bestiame, o di creare una rete di stagni che servirà da zona cuscinetto, consentendo ad anfibi e libellule di colonizzare gli ambienti e impedendo allo stesso tempo alle popolazioni di isolarsi. Un metodo di ingegneria naturalistica che rende anche gli elettrodotti dei luoghi ideali per la diffusione e la protezione della biodiversità. Contando che la rete elettrica europea copre una distanza di oltre 300mila chilometri, il progetto potrebbe essere replicato in moltissime altre aree naturali d’Europa, Italia compresa.
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