Per ora sono solo tre per ogni città gli esemplari in circolazione, ma sembrano destinati a prendere piede nei prossimi anni. Nella metropoli inglese dovrebbero arrivare a quota 70 per le Olimpiadi del 2012 e, per non essere da meno, anche Berlino e Amburgo, che ad oggi detiene il primato del trasporto H2 con ben 9 bus fuel cell, si sono impegnate ad acquistare fino a 100 mezzi entro il 2015. La prima punterà sui motori a scoppio, la seconda su quelli elettrici, ma entrambi rigorosamente a idrogeno. Sono costosi: circa cinque volte un veicolo a benzina, ma alcune città europee hanno voluto lanciare un segnale forte e chiaro all’industria durante la Terza Assemblea della Piattaforma Tecnologica Europea per l’Idrogeno e le Celle a Combustibile, che si è svolta a inizio mese a Bruxelles. Infatti Amburgo, Amsterdam, Barcellona, Berlino e Londra (senza dimenticare la British Columbia Province canadese) hanno firmato un memorandum d’intesa per comprare decine di bus a idrogeno nei prossimi 10 anni. Una decisione presa sulla scia del successo di CUTE (Clean Urban Transport for Europe), che ha portato per due anni una flotta di 30 bus a idrogeno in nove città europee. I cittadini hanno risposto sempre in modo positivo secondo gli organizzatori, che ad Amburgo e in altre città hanno condotto delle inchieste per sondare le reazioni dei passeggeri. E il sequel non si è fatto attendere: lo scorso gennaio è partito HyFLEET:CUTE, un progetto che punta a creare le basi per lo sviluppo di un sistema di trasporto pubblico sostenibile basato sull’idrogeno. In altri termini: un altro passo verso la produzione in serie. Gianluca Cazzaniga