Se la proposta di legge bipartisan – presentata da Simeone Di Cagno Abbrescia e Giulia Cosenza, deputati Pdl, ma appoggiati da colleghi del Pd, Idv e Lega – sarà approvata in commissione Ambiente a Montecitorio, diventerà legge a tutti gli effetti: da quel momento cicche di sigaretta e gomme da masticare dovranno essere smaltiti in appositi cassonetti disseminati per le città. La proposta nasce dalla considerazione che si tratta di materiali molto inquinati: i filtri, dispersi nel mare (rappresentano un terzo dei rifiuti del Mediterraneo) e al suolo sono 72 miliardi ogni anno, pari a quasi 200 milioni di mozziconi al giorno. Ad essi si si uniscono 3mila 600 tonnellate di cenere, che portano con sé nicotina, benzene, gas tossici come ammoniaca e acido cianidrico, acetato di cellulosa e talvolta anche componenti radioattivi come il Polonio 20. I chewing gum, che impiegano 5 anni a decomporsi, sono invece invece 23mila tonnellate, pari al peso di una nave portacontainer lunga 150 metri. Sono tanto fastidiosi che l’amministrazione della Capitale spende annualmente 5 milioni di euro per rimuoverli dalle strade della città. La soluzione, almeno per i produttori di gomme, è relativamente semplice e consisterebbe nell’optare per la produzione di chewing gum biodegradabili: leggermente più costosi, ma che hanno il vantaggio di non dover essere smaltiti e per i quali non sarebbe richiesto il contributo ambientale (per intenderci, come quello previsto per lo smaltimento di carta, plastica, metallo o vetro). Al fine di ottenere il denaro necessario per costruire i cassonetti e finanziare il provvedimento, è previsto un aumento del prezzo delle sigarette e dell’Iva sugli alcolici da un lato, dall’altro un contributo diretto dei produttori. Il ministero dell’Ambiente istituirà inoltre un apposito Fondo, in cui confluiranno anche le somme ricavate dalle multe dei trasgressori che andranno da un minimo di 100 a un massimo di 500 euro.