Negli ultimi giorni giungono delle foto dall’Iraq che mostrano orizzonti oscurati da spessi nuvoloni, scuri e minacciosi. E’ l’effetto visibile dell’oleodotto incendiato nel sud del paese, sulla penisola di Faw. Non bisogna essere scienziati per poter immaginare come l’aria si saturi di enormi quantità di inquinanti. Le popolazioni locali sono le prime vittime di questi veleni, ma ormai è conosciuto che l’aria e gli inquinanti viaggiano, si spostano e li troveremo anche da noi. Secondo un calcolo pubblicato dai Verdi, nel corso dell’ultimo anno sono state lanciate nell’Iraq oltre 2.000 tonnellate di bombe all’uranio impoverito, che contengono polveri radioattive per circa 1.000 tonnellate. Con la scusa di essere più precisi nella mira vengono utilizate queste bombe devastanti che non fanno soltanto ammalare i soldati di leucemia ma che segnano per generazioni le popolazioni che abitano i territori bombardati. Citiamo da una nota di Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi: “In Iraq è in corso una vera e propria guerra nucleare, la seconda nella storia del pianeta. Il tempo di decadimento della polvere all’uranio è di 4,5 miliardi di anni. Quando i soldati o i civili ne respirano anche solo una piccola quantità è come se fossero sottoposti ad una radiografia ogni ora per il resto della vita. In una singola scarica sparata da un carro armato ‘Abrams’ ci sono 10 libbre di uranio solido, contaminato con plutonio, nettunio e americio. Al momento dell’impatto si produce una sottile polvere di uranio che rappresenta circa la metà della massa originaria. Quindi, su 4500 grammi, ben 2200-2300 vengono dispersi nell’ambiente con il rischio di essere inalati. Il dipartimento Usa per i veterani ha diffuso un rapporto nel settembre 2002 nel quale si ammette che oltre 160.000 veterani della guerra del golfo (1991) erano affetti da patologie di varia natura e circa 8000 sono morti per gli effetti della ‘Sindrome del golfo’. L’Iraq è diventato un paese radioattivo e la popolazione ha un futuro segnato da una radioattività permanente se non sarà avviata la bonifica”. Il 10 settembre 2001 Le Nazioni Unite hanno deciso che le munizioni all’uranio vanno considerate armi di distruzione di massa. Il Parlamento europeo ha proclamato che le munizioni all’uranio devono essere vietate. Per ora non sembrerebbe. Resta valido un concetto sostenuto dallo scrittore Alberto Moravia già più di venti anni fa: “si dovrebbe arivare a considerare la guerra un tabù, simile come lo è considerato l’incesto”. Rita Imwinkelried