La gestione dei rifiuti diventa più importante a pari passo con l’aumento dei consumi e della popolazione nel mondo. A parte la sensibilizzazione dei cittadini per l’urgenza di questo problema, servono delle regole precise per ridurre, riciclare e smaltire i rifiuti. Raggiunto dei risultati nel punto primo, sta invece precipitando tutta l’impalcatura costituita dalle leggi e regole che negli ultimi tempi vengono cambiate, svuotate del loro significato o abolite. Il primo e più incisivo passo è stato fatto l’8 di agosto 2002, con la legge omnibus, quando il governo ha stabilito per legge che “dipende dalla volontà dei privati stabilire quali siano le sostanze e i materiali di scarto”. In pratica significa che il termine di rifiuto non ha più una definizione precisa. Contemporaneamente è stato stabilito che i materiali recuperabili e riciclabili non sono più da definire come rifiuti. In base a queste disposizioni nelle statistiche ufficiali i rifiuti riciclabili semplicemente non appaiono più, un fatto che crea confusione e distorce la realtà. Le conseguenze di questa mistificazione, in contrasto con le leggi europee: un prodotto classificato come rifiuto in casi di spostamento deve, per legge, essere provvisto di documentazione. Questo è molto importante se si tratta di rifiuti speciali, per esempio di metalli contaminati, perchè dà uno strumento per impedire che finiscano in discariche o vengano riutilizzati senza sottostare a procedure speciali. Ma con la nuova legge delega, gli stessi metalli contaminati non se riutilizzati, perdono la loro nocività! Per esempio nell’edilizia: non essendo più classificati come rifiuti, non vengono più decontaminati prima di un riutilizzo. Un altro esempio: un camion che trasporta materiale inquinato non può essere fermato se dichiara che questo è destinato al riciclo. Secondo la nuova legge delega, per riciclaggio si intende anche bruciare i rifiuti in un inceneritore per il recupero di energia. Intanto la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia, perché le definizioni di rifiuti date dall’Ue non possono essere cambiate a piacimento dagli stati membri. Rita Imwinkelried