Investimenti sostenibili

Sardegna. Emesso il primo pecorino bond, per sostenere gli allevatori

In Sardegna viene emessa una nuova obbligazione, che serve per raccogliere capitali preziosi per la filiera casearia. E la garanzia è proprio il pecorino.

Il nome è curioso, ma il progetto è solido e l’obiettivo è molto concreto: con il primo pecorino bond, la Sardegna ha una nuova freccia al suo arco per sostenere il settore lattiero-caseario. Ci sono voluti due anni di preparazione, ma ora la notizia è ufficiale e già si ipotizza che questo progetto possa essere il primo di molti altri.

Come funziona il pecorino bond emesso in Sardegna

Per chi non ha troppa confidenza con la finanza, facciamo un passo indietro. Un’obbligazione, in inglese bond, è un titolo che viene emesso per raccogliere liquidità. Chi lo acquista paga un certo valore nominale e alla scadenza ha diritto a riaverlo indietro, guadagnando anche una cedola periodica, che corrisponde alla sua quota di interesse. L’unico caso in cui il capitale non viene rimborsato è quello in cui l’emittente fallisce.

Cao, la Cooperativa allevatori di Oristano che riunisce circa settecento allevatori, ha emesso proprio un bond, suddiviso in due tranche: la prima vale 1 milione e 125 mila euro, la seconda 625 mila. Entrambe sono state sottoscritte da fondi e investitori esterni privati, fatta eccezione per un 20 per cento delle quote che è stato sottoscritto dalla regione Sardegna per mezzo del suo intermediario finanziario Sfirs. Ma cos’ha di diverso questo bond rispetto agli altri? Che la garanzia, oltre che da Confidi Sardegna, è rappresentata proprio dalle forme di pecorino.

sardegna allevamento
L’assessore regionale Raffaele Paci ha posto l’accento sull’importanza dell’agroalimentare in termini di sviluppo e occupazione © Pixabay

La qualità del cibo convince tutti, anche gli investitori

Il cosiddetto pecorino bond è un’idea originale che riesce ad attirare gli investitori, fornire loro le garanzie di cui hanno bisogno e rastrellare così capitali che risultano preziosissimi per gli operatori del settore lattiero-caseario sardo. Tanto più in un momento in cui le piccole imprese spesso fanno fatica a ottenere finanziamenti dalle banche e devono quindi riuscire, in un modo o nell’altro, a trovare spazio nei mercati finanziari.

L’operazione è in linea con tutti i parametri tecnici stabiliti dalle normative in vigore ed è il risultato di un gioco di squadra che ha coinvolto la Regione, il Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, Abi Sardegna e altri operatori del settore degli investimenti. Se ne era discusso per la prima volta due anni fa all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, in provincia di Cuneo. All’epoca a prendere la parola era stato l’assessore alla Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio Raffaele Paci, che ora, a missione compiuta, esprime soddisfazione tramite una nota: “La qualità del cibo è uno dei punti di forza della nostra regione, un valore aggiunto che può fare la differenza nella scelta di turisti e investitori: dunque puntiamo a un agroalimentare di eccellenza, che va aiutato e rilanciato per farne volano di sviluppo e occupazione”.

Parmigiano reggiano
Già nel 2016 era stato emesso un bond la cui garanzia era rappresentata dal parmigiano reggiano © Pixabay

C’è anche un precedente, col parmigiano reggiano

Come ricorda il Corriere della Sera, il pecorino bond in realtà ha già un precedente, che arriva sempre dal mondo caseario. All’epoca era il 2016 e l’emittente era 4 Madonne Caseificio dell’Emilia, una cooperativa modenese che riunisce una trentina di aziende agricole impegnate nella produzione di parmigiano reggiano. Una realtà che, come tante altre, aveva subito un duro colpo con il terremoto in Emilia del 2012, ma due anni dopo era riuscita a riaprire il suo stabilimento di Lesignana.

Anche in questo caso il titolo per la precisione è un minibond, uno strumento finanziario piuttosto nuovo destinato alle piccole e medie imprese, come alternativa ai prestiti bancari. Quello emesso dal caseificio è riservato agli investitori istituzionali (quindi banche, fondi e così via) e vale 6 milioni di euro, con una cedola fissa annua del 5 per cento e la scadenza nel 2022. Chi ha un po’ d’occhio per gli investimenti nota che il rendimento è piuttosto alto, cosa giustificata dal fatto che il minibond sia poco liquido (in altre parole, non è così immediato disinvestire). Ma, proprio per abbassare i rischi, la garanzia è costituita dal parmigiano reggiano, per un importo pari al 120 per cento del valore dell’emissione.

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