Spagna, Danimarca, Inghilterra e Germania – Paesi leader in Europa per sviluppo delle tecnologie verdi – non vogliono rinunciare al pacchetto 20-20-20, quello che, per intenderci, impone di abbattere, entro il 2020, il 20% delle emissioni di CO2 prodotte in Europa rispetto al 1990, di produrre il 20% di energia da fonti rinnovabili e di aumentare del 20% l’efficienza energetica. Il motivo non è solo mantenere la leadership, ma anche perché hanno capito che l’efficienza energetica genera profitto. Ad esempio: la tecnologia eolica ha creato finora in Germania circa 80.000 posti di lavoro, in Spagna 35.000, in Danimarca 21.600. Secondo l’ EWEA – European Wind Energy Association, l’associazione europea dell’industria eolica – questo settore potrà fornire, entro il 2020, circa mezzo milione di posti di lavoro, oltre a ridurre notevolmente la CO2 in atmosfera e a far guadagnare alle aziende milioni di euro. E’ già accaduto a Vestas, società danese leader mondiale dell’eolico, che l’anno scorso ha fatturato quasi 5 miliardi di euro. Le buone notizie investono anche l’industria del fotovoltaico. Secondo l’Epia – European Photovoltaic Industry Association -, infatti, questo settore soddisferà circa il 12% della domanda di energia entro il 2020. Ad oggi, i posti di lavoro in Europa sono 70.000, 40.000 dei quali in Germania, dove l’industria del fotovoltaico fattura 5 miliardi e mezzo di euro l’anno. A conferma di questi dati anche il rapporto di Greenpeace ed EREC (European Renewable Energy Council), presentato il 27 ottobre col titolo Energy Revolution: A Sustainable World Energy Outlook. Secondo il documento, il mercato delle rinnovabili vale attualmente 70 miliardi di dollari all’anno e raddoppia ogni tre anni. Una vera fonte di guadagno. Chiara Boracchi