Il 10 luglio è stato il ventottesimo anniversario della catastrofe di Seveso. “Il Giorno” lo ha festeggiato con un’intervista all’allora direttore tecnico della Icmesa, il chimico tedesco Joerg Sambeth. A fine marzo di quest’anno è uscito presso una casa editrice di Zurigo un romanzo-verità con la sua firma, dove descrive in 318 pagine i retroscena, prima, durante e dopo l’incidente. Il libro non è ancora uscito in italiano. Il titolo originale “Zwischenfall in Seveso” che, tradotto nel vero significato, sarebbe “Seccatura a Seveso”, dà subito l’idea di come, secondo Sambeth, veniva visto il disastro da parte dei dirigenti della casa madre a Basilea. Uno dei fatti interessanti che vengono fuori dai dialoghi raccontati dall’autore, è che la Icmesa sarebbe stata impiantata proprio a Seveso, in Italia, perché si presumeva che, curando i rapporti con gli enti pubblici, sarebbe stato possibile evitare controlli sulla produzione, sulla sicurezza e sull’impatto ambientale. A incidente appena avvenuto, la parola d’ordine era “non far trapelare niente”, “non parlare di diossina”. Sambeth fa la cronistoria dei numerosi giorni trascorsi prima che i medici dell’ospedale di Desio fossero informati che dalla “Dreckfabrik” era uscita della diossina. Negli uffici di Basilea la Icmesa veniva chiamata “Dreckfabrik”, “Fabbrica sporca”, ben prima della catastrofe. Questo perchè non si erano fatte le opere di sicurezza e di modernizzazione normalmente richieste, i controlli erano evitabili… così il reattore per il triclorofenolo era sprovvisto di un meccanismo di sicurezza che non facesse salire la temperatura oltre i 170°… l’esplosione del reattore è avvenuta sabato, quando la fabbrica era ufficialmente chiusa… la produzione di una variante del triclorofenolo, che serve per l’Agente Orange e un’erbicida vietato perché usato per bombardamenti bellici, richiede una temperatura superiore a 170°! Sambeth non fa che mettere insieme i tasselli… Sambeth non fa che mettere insieme i tasselli e arriva alla conclusione che nella “Dreckfabrik” durante i fine settimana ci potrebbe essere stata, di nascosto da tutti, una produzione di materiale illegale, ma richiesta da più parti… per armi chimiche. Il libro contiene una tripla accusa: innanzitutto all’azienda, una multinazionale, che fa i suoi affari con qualunque mezzo. Alle amministrazioni e agli enti pubblici, che per qualche favore concesso e per pigrizia si scordano del loro compito, importantissimo, di controllo e tutela delle leggi. A chi, come l’autore al suo tempo, lavora in un’azienda o struttura pubblica senza pensare alle responsabilità che ha. Il libro ha riscosso molto successo in Svizzera, è stato al settimo posto nella classifica delle vendite e ha originato due trasmissioni televisive (su ARD e SF 1). Rita Imwinkelried