Sequenziato il genoma della rondine, una buona notizia per la conservazione

Le informazioni consentiranno di comprendere le cause del declino di questi uccelli e i processi evolutivi che potrebbero garantire l’adattamento e la sopravvivenza della specie.

A dispetto del suo nome volgare, la rondine comune (Hirundo rustica) è sempre meno comune. Questi uccelli passeriformi, che un tempo solcavano in abbondanza in nostri cieli indicando l’arrivo della primavera, sono infatti in netto declino, in circa quindici anni la popolazione europea di rondini è diminuita del 40 per cento. L’allarmante diminuzione delle rondini è principamente causata dalle pratiche agricole intensive e dall’uso di prodotti chimici come i neonicotinoidi, insetticidi di sintesi responsabili del calo nelle popolazioni di uccelli e insetti impollinatori che abitano le aree agricole del Vecchio continente. In soccorso a questi piccoli signori dei cieli, protagonisti di spettacolari migrazioni, arriva uno studio internazionale che ha svelato l’intera sequenza del genoma della rondine.

Pulcini di rondine dentro il nido
Il calo delle rondini, secondo la Lipu, oltre che dall’agricoltura intensiva e all’uso di prodotti chimici, è causato dalla forte riduzione delle stalle nel principale sito riproduttivo italiano (la Pianura Padana), ai cambiamenti climatici, soprattutto nelle aree di svernamento in Africa, e al consumo di suolo © Ingimage

A cosa serve il genoma della rondine

Lo studio, pubblicato sulla rivista Gigascience e condotto da ricercatori dell’università Statale di Milano, dell’università di Pavia, della California state Polytechnic university e della Fondazione comunitaria della provincia di Lodi onlus, contribuirà a fornire agli scienziati preziose informazioni sulle rondini favorendone la conservazione. Nei geni di questi animali sono infatti racchiusi dati utili circa la migrazione o la riproduzione.

Come si adattano le rondini

“Tutto ciò che gli organismi sono, dalla fisiologia, alla morfologia, al comportamento, dipende dai condizionamenti ambientali e dal substrato genetico – si legge in un comunicato diffuso dall’università Statale di Milano. – Lo studio del controllo genetico del fenotipo è da sempre limitato dalla mancanza di conoscenza dettagliata del genoma, il libro della vita che contiene l’informazione genetica, codificata nel Dna”. Il genoma della rondine, uno dei genomi di più elevata qualità finora prodotti, permetterà dunque ai ricercatori di individuare i geni che controllano l’espressione dei caratteri fondamentali di questa specie, comprendendo, tra le altre cose, i processi evolutivi che potrebbero garantire l’adattamento delle popolazioni ai cambiamenti climatici.

Rondini posate su un cavo
molte aree di studio delle rondini si è osservata una diminuzione della loro popolazione di circa il 50% in soli dieci anni © Ingimage

Tecnologia per la conservazione

Il sequenziamento del Dna della rondine, di una qualità senza precedenti per una specie selvatica, è stato possibile grazie al recente perfezionamento di una tecnica che consente di visualizzare singole molecole di Dna mentre scorrono all’interno di veri e propri canali di silicone di dimensione nanometrica. “Sfruttando questo approccio, sviluppato dall’azienda californiana Bionano Genomics e disponibile presso il Functional Genomics Center di Zurigo, e combinandolo con la tecnologia delle read lunghe di Pacific Biosciences, la ricerca sulla rondine ha consentito di produrre un assemblaggio del genoma di qualità senza precedenti”, spiega il comunicato dell’ateneo milanese.

Gorilla di montagna nel parco di Virunga
Il Vertebrate genomes project mira a preservare le informazioni genetiche di tutti i vertebrati esistenti, salvando il Dna delle specie maggiormente a rischio © Brent Stirton/Getty Images for WWF-Canon

L’arca del Dna

Gli sforzi per sequenziare il genoma della rondine fanno parte di un ampio e ambizioso progetto internazionale chiamato Vertebrate genomes project, creato con l’obiettivo di svelare il genoma di tutte le oltre 66mila specie di vertebrati viventi. In questo modo si otterrebbe una sorta di arca del Dna, indispensabile per custodire le informazioni genetiche di quelle specie di vertebrati che sono oggi a forte rischio estinzione.

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