Le emissioni di CO2 nell’Unione europea sono aumentate del 2,4 per cento, di 111 milioni di tonnellate tra il 2009 e il 2010. Un dato prevedibile secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, dovuto soprattutto alla ripresa dell’attività industriale dopo il clamoroso arresto che tra il 2008 e il 2009 aveva portato a una riduzione delle emissioni di circa 365 milioni di tonnellate. Niente paura, dunque, l’Ue rimane sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi di Kyoto. Le emissioni dei 15 paesi europei sottoposti a vincoli sono ancora dell’11 per cento inferiori rispetto alle rilevazioni del 1990. I settori che di più di altri hanno contribuito all’incremento sono stati, oltre a quello industriale, anche quello residenziale e commerciale. L’inverno del 2010 è stato particolarmente freddo e ha fatto aumentare la richiesta di energia dovuta al riscaldamento degli edifici. Ecco perché la crescita relativa più alta si è avuta nei paesi scandinavi, come Finlandia e Svezia, e in quelli baltici, come Estonia e Lettonia. In controtendenza il settore del trasporto su strada: le emissioni sono diminuite nonostante l’aumento della domanda, sintomo di un miglioramento dell’efficienza dei veicoli in circolazione e di buone pratiche volte alla riduzione del traffico. Si potrà parlare di successo totale delle politiche europee sul clima solo quando “riduzione della CO2“ non sarà più sinonimo di “recessione economica”.