Lo studio di cui parla Legambiente, commissionato nell’aprile di due anni fa da Veronesi, riconosce che per le emissioni a frequenze di 50Hz (quelle degli elettrodotti) “sono disponibili numerosi studi epidemiologici in materia di cancerogenesi” che “suggeriscono che vi sia un’associazione fra incremento del rischio di leucemia infantile ed esposizioni ragionevolmente prolungate a campi di induzione magnetica a livelli superiori a 0.4microtesla”. Il dato, d’altra parte, coincide con quello dello Iarc (Agenzia internazionale ricerca sul cancro), che definisce la lunga esposizione a campi elettrici e magnetici a frequenze estremamente basse come “possibili cancerogeni per l’uomo” con “raddoppio del rischio di leucemie infantili”, in base ad “una consistente associazione statistica tra l’esposizione dei bambini a livelli residenziali di campi magnetici a basse frequenze al disopra di 0,4 microtesla”. E conclude ancora il Comitato Veronesi: “per quanto riguarda la protezione da possibili effetti a lungo termine associati all’esposizione, appare opportuno fare riferimento al principio cautelativo”.