Per cambiare il mondo bisogna credere nell’utopia sostenibile. Parola di Enrico Giovannini

La necessità di cambiare l’attuale modello di sviluppo è evidente nella società: nel libro L’utopia sostenibile, l’economista Enrico Giovannini spiega come portare l’Italia nella giusta direzione.

‘Niente di più facile che smettere di fumare: lo faccio venti volte al giorno’, diceva Oscar Wilde. Io invece, da persona che non ha neanche mai provato a fumare una sigaretta, preferisco dire: sognare di cambiare il mondo è facile, lo faccio venti volte al giorno.Enrico Giovannini

Enrico Giovannini, già presidente dell’Istat e ministro del Lavoro nel governo Letta, ora portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), è un economista riconosciuto a livello mondiale, ma questo non gli impedisce di essere anche un sognatore. Anzi, gli fornisce le conoscenze necessarie alla realizzazione del proprio sogno più grande: “Voler cambiare il mondo. Può sembrare folle, ma cosa c’è di più saggio del provare ad assicurarsi un futuro?”. Non è l’unico a credere ne L’utopia sostenibile – titolo del suo libro del quale si è discusso il 31 gennaio alla libreria La Feltrinelli di Como alla presenza di Simona Roveda, direttore editoriale e comunicazione LifeGate, e di Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico in commissione Ambiente alla Camera. Sul territorio nazionale, infatti, si evincono dati alquanto positivi: “Per il 74 per cento degli italiani la sostenibilità è un tema molto sentito”, rivela Simona Roveda citando l‘indagine che ogni anno viene svolta in collaborazione con Eumetra MR.

Leggi anche: Enrico Giovannini. Facciamo emergere un’Italia nuova e sostenibile

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Simona Roveda, direttore editoriale e comunicazione LifeGate, Enrico Giovannini e Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera, durante la presentazione de L’utopia sostenibile.

Abbiamo finalmente aperto gli occhi

A ottobre, il rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha svelato che in soli dodici anni la temperatura sul Pianeta potrebbe aumentare di oltre 1,5 gradi, trasformandolo per sempre in un luogo totalmente diverso da quello che conosciamo. Il riscaldamento globale, o meglio tutto ciò che ne deriva – dalla scarsità d’acqua ai fenomeni meteorologici estremi, dai conflitti alle migrazioni – è stato inserito nella mappa dei rischi globali delineata dal World economic forum.

Non voglio vedervi speranzosi. Voglio che andiate nel panico. E voglio che facciate qualcosa, che vi comportiate come se casa vostra fosse in fiamme. Perché lo è.Greta Thunberg
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Alcune copie del libro di Giovannini alla Feltrinelli di Como © Elisabetta Scuri/LifeGate

La visione retrotopica del mondo

“C’è una sensibilità crescente riguardo alle questioni ambientali, ma nel caso di quelle sociali – basti pensare al tema dell’immigrazione – stiamo assistendo a degli arretramenti culturali drammatici”, spiega l’economista. In tutto il mondo si sta verificando un “arretramento”: citando Baumann, Giovannini parla di una visione “retrotopica”, percepisce cioè nella società la voglia di tornare indietro, di frenare la globalizzazione che è avvenuta talmente velocemente da non riuscire a controllarla. “Let’s make America great again” (riportiamo l’America all’antico splendore), slogan coniato da Donald Trump che ormai tutti conosciamo, è l’esempio più eclatante di questa tendenza che si sta insinuando in ogni angolo dell’umanità. “La Brexit, l’elezione di Bolsonaro in Brasile, l’ascesa di Guaidò in Venezuela non sono forse eventi estremi la cui frequenza sta crescendo?”, è la domanda retorica del professore.

Come l’utopia sostenibile diventa realtà 

Il futuro è incerto, per questo vogliamo tornare al passato. Ma non è la strada che va percorsa. “Abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, che richiede tempo, ma anche investimenti che non si stanno facendo, incentivi per stimolare il settore privato ad andare nella giusta direzione. Manca una visione integrata: la mentalità deve cambiare, servono tecnologia e governance. Inserire lo sviluppo sostenibile nella Costituzione sarebbe il primo passo, ma da quello devono discendere atti concreti”, conclude il portavoce di Asvis.

È stata proprio Chiara Braga a presentare in Parlamento la proposta di legge per integrare la sostenibilità nella prima parte della Costituzione. “Ci sono ancora molte resistenze, ma c’è anche un interessamento che io mi auguro possa crescere. L’auspicio è che si superino le differenze tra maggioranza e opposizione affinché si possa lavorare insieme su questi temi”.

La felicità non va cercata nel passato. Non dobbiamo tornare ai blocchi di partenza: dobbiamo solo fermarci un istante e riprendere fiato, per poi proseguire la corsa con la forza necessaria.

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