Le barriere coralline nei fondali di un’isola indonesiana sono state ripristinate. Ma gli scienziati avvertono: non si tratta di una soluzione universale.
Eruzione in Nuova Zelanda, la polizia tenta di recuperare i corpi delle vittime
A distanza di giorni dall’eruzione del vulcano della White island in Nuova Zelanda, la polizia tenta di recuperare i corpi rimasti sull’isola. Intanto il numero delle vittime continua a salire.
Nel pomeriggio di lunedì 9 dicembre, il vulcano della White island, un’isola nel nord della Nuova Zelanda, ha eruttato mentre quasi cinquanta turisti stavano svolgendo un’escursione sulle sue pendici. Otto persone hanno perso la vita durante quella che doveva essere una normale gita turistica. I loro corpi si trovano ancora sull’isola e i familiari stanno implorando la polizia di andare a prenderli.
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La polizia ha appena avviato una spedizione per cercare di recuperare le salme rimaste sul vulcano
A distanza di giorni, gli agenti non si sono ancora potuti avvicinare all’isola. Sono molti i fattori di rischio che devono essere tenuti in considerazione: il vulcano è imprevedibile al momento e secondo il vulcanologo Graham Leonard del Gns science, l’Istituto di ricerca geologica della Nuova Zelanda, “c’è quasi il 60 per cento di possibilità che erutti nuovamente nelle prossime ore”. In più la zona è ancora incandescente, fortemente sismica e avvolta dagli stessi gas tossici che sono stati fatali per alcune delle vittime.
Nonostante l’enorme pericolo, i familiari delle vittime hanno pregato la polizia di recuperare i loro cari perché se il vulcano eruttasse nuovamente, i loro corpi andrebbero persi per sempre. Sono otto in totale i corpi da riportare a terra e sei di questi sono già stati localizzati.
A New Zealand military team will embark on a risky mission to recover 8 missing people, now presumed dead, on White Islandhttps://t.co/18DO8qtKY6
— The New York Times (@nytimes) December 12, 2019
Il vicecommissario di polizia John Tims ha confermato che le autorità hanno avviato una spedizione, cercando di ridurre il più possibile i rischi per i loro agenti. Mike Clements, un altro commissario della polizia neozelandese, si è detto molto preoccupato per quest’operazione e ha affermato che “una cosa del genere non è mai stata fatta prima d’ora”.
“We have a plan… the risk that I spoke about this morning has not passed… The chances of success will be determined by things out of our control” – Police Deputy Commissioner Mike Clements on the plan to retrieve bodies tomorrow from #Whakaari / #WhiteIsland #TheProjectNZ pic.twitter.com/WMQg2YrAjy
— The Project NZ (@TheProject_NZ) December 12, 2019
Gravi le condizioni dei feriti
Al momento sono otto le persone di cui è stato confermato il decesso, ma altre otto risultano ancora disperse.
Alcuni dei pazienti ricoverati si trovano in condizioni critiche a causa delle temperature elevate a cui sono stati esposti, delle ceneri tossiche con le quali sono venuti in contatto e dei gas che hanno inalato. Alcuni di loro presentano ustioni su più della metà del corpo e i più gravi sono stati trasferiti in Australia, in alcuni dei migliori centri medici del Paese. Per molti saranno necessari trapianti di pelle ed innesti che verranno inviati da Australia e Stati Uniti nel tentativo di evitare una grave emergenza sanitaria.
Il primo ministro australiano Scott Morrison si è unito alle preghiere per le vittime, molte delle quali sono sue connazionali. “Nei prossimi giorni arriveranno altre brutte notizie – ha dichiarato –. Voglio ringraziare tutti coloro che sono stati vicini alle famiglie e agli amici di chi è stato coinvolto in questa tragedia. Grazie”.
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