I telegiornali hanno, recentemente, reso noto che uno sparuto gruppo di astronomi o astrofili vuole presentare un progetto di legge per abolire l’Astrologia o quanto meno per fare con essa come si fa con le sigarette quando si scrive sul pacchetto “Il Fumo Uccide!”. La proposta sarebbe quella di far precedere ogni pronunciamento astrologico o oracolare, scritto o parlato che sia, da “avvertenze” nelle quali si segnala che esso non ha alcun fondamento scientifico. Ci risiamo dunque con lo “scientismo”, una delle manifestazioni più deteriori del pensiero scientifico occidentale, secondo cui esiste la seguente equazione assoluta “ciò che è misurabile e dimostrabile scientificamente è vero, ciò che non è misurabile o dimostrabile scientificamente è falso”. Lo scientismo, unito più che mai alla paura e all’intolleranza, in questa occasione come anche nell’avversione all’omeopatia, è un modo di pensare che non tiene conto dell’Uomo come microcosmo e dei suoi legami sottili con la Natura e il macrocosmo che lo circonda. Sin dalla più remota antichità, invece, l’Uomo ha sempre sentito la necessità di decifrare questi legami e di collegare il Dio che parla dentro di noi, con emozioni e pulsioni (microcosmo), e il Dio che parla fuori di noi, con il Sole, la Luna e gli altri Pianeti e con la Natura, con il succedersi delle stagioni (macrocosmo). L’Uomo si pose il problema degli strumenti da utilizzare per mettere in comunicazione queste due divinità, che già comunicavano tra loro attraverso i principi della respirazione e dell’alimentazione. Dal momento in cui il problema fu posto, l’Uomo creò il primo scambio tra queste due entità, attraverso l’Oracolo e i Pianeti. In verità oggi possiamo constatare che la divinazione non è un predire l’avvenire, come i più credono, condizionati anche da tutta la scadente paccottiglia astrologica così diffusa su certe televisioni e certi giornali. Al contrario essa, sia come risposta astrologica sia come risposta oracolare, concerne la capacità umana di entrare in contatto, per scoprirlo nella sua pienezza, completezza ed universalità, con l’attimo presente dentro e fuori di noi. E’ questo l’attimo, con tutte le sue possibili estensioni ed implicazioni, nel quale si manifesta la divinità: il Deus degli antichi Greci e Romani, il Tao dei cinesi. Ne consegue che la profezia (dal greco pròphemi, composto di pro- phemì: chi parla prima, predice!) è la parola del Dio o il segnale della Natura che sono in grado, non già di offrire direttamente una previsione di ciò che succederà in futuro, quanto di cogliere con chiarezza i germi in gestazione nel presente, l’ hic et nunc, e raccontare quindi le condizioni attuali in presenza delle quali ciò che succederà in futuro non poteva non succedere. Scopriamo, così, riletto in un’ottica psicologica da James Hillmann, quale era il modo di procedere degli antichi greci e latini quando consultavano il loro oracolo: “Quale Dio o quale eroe devo pregare, a quale offrire sacrifici per ottenere questo o quello scopo? Con quale modello archetipico devo mettere in relazione il mio problema? Entro quale fantasia posso intravedere il mio complesso? Una volta che il problema sia stato posto sull’altare adeguato, ci si può entrare in relazione secondo i propri bisogni e attraverso di esso si può entrare in contatto con il Dio”. Gli dèi che venivano interrogati, quelli della mitologia classica, non erano altro che le proiezioni antropologiche di quegli umori e sintomi che la componente razionale dell’uomo antico (ma anche dell’uomo moderno ed in particolare degli “scientismi”) mal sopportava e che non riusciva, per tale motivo, a vedere nella propria interiorità, collocandoli quindi fuori, come altro da sé. Carl Gustav Jung diceva: “Quando mi riesce difficile classificare un paziente, lo invio a farsi fare un oroscopo. Questo oroscopo corrisponde sempre al suo carattere ed io lo interpreto psicologicamente.” E poi, ad un intellettuale che lo intervistava sull’ I Ching (Yi Jing), lo stesso Jung ripeteva: “Deve fare ciò che l’I Ching le dice, perché quel libro non commette errori… c’è una precisa connessione tra la psiche individuale e il mondo.” In conclusione quindi si può affermare che la profezia, cioè la parola dell’oracolo o il segno dei pianeti, non è più pre-dizione di ciò che succederà, significato questo che resta ormai confinato nella sua etimologia, ma qualcosa che ci permette di cogliere ogni possibile potenziale nascosto, insito nella situazione, allo scopo di svilupparlo per farlo espandere e consentire all’individuo stesso il cambiamento. L’individuo, cioè, opera un intervento, con il suo libero arbitrio, sul corso degli eventi allo scopo di conoscerli per modificarli, con una impostazione meno previsionale e più diagnostica che, analogicamente e metaforicamente, ci fa “vedere le cose attraverso altre cose”. Andrea Biggio