Fanno impressione le foto del Bike Pride scattate domenica scorsa a Torino. Un fiume di due ruote, un’invasione pacifica di ciclisti, una sorta di movimento che ricorda quello di “occupy”, che si è formato e che ha pedalato per le strade di Torino. Ben 30mila ciclisti si sono dati appuntamento nel capoluogo torinese e hanno sfilato in un corteo lungo 4 km. La richiesta è semplice: una mobiltà nuova, intelligente. Più lenta e pulita. Le manifestazioni a favore di una città a misura di bicicletta si stanno moltiplicando in tutta Italia. Ultima quella tenutasi a Milano poco tempo fa chiamata appunto “Mobilità Nuova”, sintomo che qualcosa sta cambiando. E sta cambiando, come si usa dire, dal basso. Ovvero sono i cittadini, i bike lovers, le mamme dei giovani ciclisti a “scendere in piazza”, chiedendo un’inversione di marcia e attirando così l’attenzione, non solo dei mezzi di comunicazione. Tutti a favore della bici, quindi. Ma le proposte? Il gruppo di Torino ne ha presentate alcune agli amministrazioni e agli uffici competenti. Tra queste un vero e proprio Bici Plan, con ciclabili low cost e riutilizzazioni degli spazi. Interessante ad esempio, e se non altro provocatoria, quella di utilizzare diversamente i grandi viali che percorrono la città, ripensandoli anche per chi in auto non ci va. Di esempi in Europa ce ne sono a centinaia, e di presunte volontà da parte degli amministratori pure. Certo non mancheranno gli “utilizzatori finali”. Spazio quindi alla Mobilità Nuova.