Siamo quello che mangiamo: un vecchio adagio ben noto anche a chi di nutrizione e di diete non se ne intende. Un detto che, senza dubbio, è legato alla quantità e alla qualità del cibo che il nostro corpo può assimilare e ai suoi riflessi sul fisico. Ma che, altrettanto, può essere riferito alle conseguenze psichiche dell’alimentazione. Il cibo dà emozione, il cibo modifica le emozioni: gli effetti, ad esempio, dei cosiddetti alimenti afrodisiaci (peperoncino, cioccolata, ostriche e quant’altro) sono ormai diventati un tormentone che, periodicamente, occupa le pagine dei giornali. Meno divulgate sono, invece, le informazioni riguardanti gli effetti benefici e malefici di altri piatti sul nostro comportamento sociale e psichico. Come i fiori di Bach possono regolare problemi caratteriali e blocchi interiori, gli alimenti celano dietro i loro sapori proprietà e insidie. E per descriverli esiste perfino una scienza specifica: la neurodietologia. Ecco così spiegata la ragione per cui dopo aver consumato un piatto di fagioli, uno sformato di cavolfiori, o una ricetta rigidamente vegetariana a base di latte di soia e tofu, il pensiero e la mente scorrono pìù veloci e limpidi: merito degli amminoacidi (acido glutammico, triptofano, tirosina), veri e propri rigeneratori del cervello. Che, per non perdere colpi, ha bisogno anche di un’adeguata dose di lecitina, contenuta nel germe di grano e nella soia, e di vitamine B, C ed E tutte presenti nel polline e negli ortaggi verdi. La mente, però, non è solo razionalità: è anche sentimento, umore, emozione. In una parola: psiche. Senza rendersene conto, ogni giorno, l’uomo la modella in base alle proprie scelte alimentari. La natura onnivora dell’essere umano gli permette di scegliere tra diversi cibi e di modificare, quindi, in una determinata direzione, il proprio carattere: mentre il leone è costituzionalmente aggressivo in quanto consumatore di carne e il cerbiatto – come tutti gli erbivori – ha un temperamento più placido, all’animale-uomo è stata offerta una possibilità di scelta. Che se cade su un’alimentazione ricca di carne e grassi saturi finirà per incrementare i livelli di aggressività e violenza, aumentando la predisposizione alla collera, la rabbia, l’ira. Per questa ragione le società attuali sono di frequente caratterizzate da tensione, nervosismo, irritabilità. Culture non violente come alcune tribù dell’Africa, gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Paroa del Venezuela, che hanno sviluppato una società pacifica e tollerante, sono vegetariane. Temperamenti aggressivi saranno, invece, mitigati da alimenti come le noci o la lattuga, che tranquillizza gli stati di ansia. La tensione sarà alleviata anche da legumi come i piselli, o da verdure come i pomodori, le patate e i peperoni che agevolano il relax e liberano dal senso di solitudine e abbandono… Roberta Marino