L’11 e il 12 ottobre si è tenuto a Torino il convegno internazionale Costruire i diritti delle donne in Afganistan organizzato dal ‘Comitato di difesa sostegno e promozione dei diritti delle donne afgane’ operante da due anni a Torino presso la Casa delle Donne. Il Comitato si è costituito a seguito di diversi incontri con rappresentanti di associazioni di donne afgane, in particolare con l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afgane: Rawa. La rappresentante di Rawa presente al congresso ha iniziato il suo intervento facendo un riassunto della storia del suo paese evidenziando i danni provocati dai numerosi invasori e regimi. Ha poi proseguito dicendo che nonostante le pressioni da parte dell’Occidente per una maggiore attenzione per i diritti delle donne, molte leggi volte a disciplinare la condotta delle donne non sono ancora cambiate dalla dipartita dei Talebani e le prigioni si riempiono ancora; infatti il governo attuale, sponsorizzato dagli Occidentali, è composto da fondamentalisti che si sono macchiati in di atroci crimini prima del governo talebano, quindi poco è cambiato. Le immagini di ‘donne-fantasma’ che affollavano i media nei mesi scorsi, quando si doveva dimostrare l’infamia del regime, sono sparite, ma la liberazione di Kabul, al di là di qualche gesto emblematico, non ha cambiato di molto la condizione di profonda discriminazione e repressione. Relazionando sulla situazione presente la giovane rappresentante di Rawa ha spiegato che esiste un’enorme differenza tra la capitale Kabul, dove la libertà e le condizioni di vita sono di gran lunga migliori, e il resto del Paese dove imperversano la miseria e fondamentalismo e dove continuano i combattimenti tra i miliziani delle mille fazioni. Un baratro agghiacciante separa inoltre le speranze di ricostruzione dalla disponibilità di risorse umane. L’intervento si è concluso con la riflessione che solo in un regime democratico e secolare sia possibile professare la propria religione in libertà, qualunque essa sia. La Regione Piemonte ha reso possibile, con un finanziamento, la creazione del Comitato che ha promosso il convegno che a sua volta ha avviato un progetto per la creazione di tre unità sanitarie mobili con relativo personale medico e tecnico e di tre centri di accoglienza e di educazione per novanta bambine e bambini profughi. Isabella Bresci