L’impatto ambientale e i diritti dei lavoratori sono stati i temi alla base del Fair & Ethical Fashion Show, il primo salone internazionale di moda equa, etica e solidale ospitato dal 22 al 24 maggio negli spazi dell’ex Ansaldo a Milano. L’evento, organizzato da AGICES-Equo Garantito e World Fair Trade, insieme all’Assessorato alle politiche del lavoro, università e ricerca, moda e design del Comune di Milano, è stato oggetto di numerose iniziative che hanno visto confrontarsi esperti del settore su tematiche che riguardano, in particolar modo, l’industria fashion. “Fair & Ethical Fashion Show offre una visione dello stile in cui i brand tornano a dialogare con i propri utenti secondo principi di responsabilità etica, sociale e ambientale senza rinunciare alla creatività e all’innovazione”, ha affermato l’assessore alle politiche del lavoro. E a promuovere questo messaggio ci hanno pensato trentadue produttori artigianali provenienti dall’Italia e dal resto del mondo. I protagonisti L’azienda bergamasca Par.Co Denim, nota per i suoi jeans realizzati con materiale naturale 100 per cento biodegradabile, ha esposto una collezione di accessori glamour, in collaborazione con un’artigiana che si serve di materie prime esclusivamente sostenibili. Stefierre, il marchio milanese nato da un’idea di Stefania Riboni, invece, ha esibito i suoi capi limited edition al grido di “riuso e riciclo”. Amàno di Cinzia Mauri ha presentato le sue borse in velluto e i suoi bracciali in legno compensato, lavorati con arte e dedizione. E Monilidarte, una piccola realtà milanese, ha mostrato dei gioielli unici d’argento o d’oro arricchiti da diamanti commercializzati da Ethical Diamond ed estratti in Canada nel rispetto dei diritti umani. Immagine © Marco Riva Il progetto Sigillo, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, ha esposto una linea di abbigliamento interamente confezionata da donne detenute nel carcere milanese di San Vittore e, infine, Cangiari, il primo marchio etico di alta moda in Italia, ha esibito abiti lavorati con l’antica tradizione del telaio a mano in Calabria. Una produzione che rispetti l’ambiente e i diritti umani è un traguardo a cui molte case di moda ambiscono, un’occasione per ridare qualità ai prodotti e risollevare il “Made in Italy”. Il percorso verso un’industria meno aggressiva è ancora lungo, ma i primi risultati stanno già arrivando. Foto © Chiara Riccio