Supponiamo che una persona abbia avuto un’esperienza triste in una certa città. Ogni volta che ne sentirà il nome assocerà ad esso un senso di tristezza. Ovviamente la città in sé non è né triste né allegra, è l’esperienza individuale ad averla resa il simbolo di un determinato stato d’animo. Sognare quella città ha dunque un significato particolare per quella persona, e può essere compreso solo da lei, talvolta in modo immediato, oppure con l’aiuto di libere associazioni. Altri simboli sono invece universali, il loro significato è intrinsecamente legato all’immagine, e può essere colto da diverse persone, addirittura provenienti da diverse culture. Secondo E. Fromm, quello dei simboli universali è un linguaggio comune a tutta l’umanità, dimenticato prima di essere riusciti a elaborare un linguaggio universale convenzionale. Nei miti e nelle fiabe, così come nelle religioni più lontane ritroviamo immagini analoghe. Il fuoco, l’acqua, il mangiare… Bisogna però tener presente che ogni simbolo ha diversi aspetti; come ad esempio il fuoco, vivificante, mobile, puro, ma anche pericoloso, distruttivo, ecc. Inoltre alcuni sono visti in modo diverso: il sole è vita e protezione per i nordici, mentre ha aspetti pericolosi per i paesi caldi. Analogamente nei nostri sogni, è importante notare il contesto al quale il simbolo si collega, le emozioni che suscita, per comprenderlo correttamente. Durante la veglia ci esprimiamo spesso per simboli: “quello è un orso”, “mi sento sotto terra”, ecc. Nei sogni, i simboli prendono vita, la persona sperimenta davvero l’esser sottoterra, il volare, ecc. Gli eventi seguono una logica diversa da quella razionale, sono connessi da associazioni che hanno un senso in termini di eventi interiori. Mentre dormiamo, sembrano del tutto plausibili, è al risveglio che ci appaiono assurdi: la mente conscia non sa più capire il simbolismo. Olga Chiaia Psicologa Psicoterapeuta indietro