Londra, 1 Giugno 1973. Doppia festa questa sera nel quartiere londinese di Maida Vale: nell’appartamento di June Campbell Cramer, poetessa e pittrice meglio conosciuta come Lady June, c’è un party in onore sia della padrona di casa, sia di Gilli Smith, avvenente cantante della band Gong. L’alcool si consuma a fiumi, condito da ogni sorta di sostanza che possa contribuire ad alterare lo stato psicofisico dei partecipanti. Uno tra i più ubriachi è Robert Wyatt dei Soft Machine: tutti, per quanto poco lucidi, notano lo stato piuttosto alterato del musicista. Nessuno però si accorge del volo che all’improvviso Robert fa dalla finestra. Qualcuno lo ha spinto? O si è semplicemente sporto troppo? Fatto sta che lo stato di totale ubriachezza in cui si trova al momento della caduta, gli salva la vita: i suoi tessuti sono talmente rilassati da attutirgli il colpo. In uno stato normale, il corpo si sarebbe teso e lui non avrebbe retto l’urto. Robert viene trasportato all’ospedale di Stoke Mandeville di Aylesbury, dove resta per bene sei mesi, bloccato a letto per le prime dodici settimane e infine costretto, a vita, su una sedia a rotelle. Non è stato un anno fortunato, quello appena trascorso, per Robert, che ha da poco litigato anche con la sua band Soft Machine. L’incidente gli farà dire definitivamente addio ai vecchi compagni, ma sarà anche l’occasione per dare il via a un nuovo percorso volto alla sperimentazione. La carriera da solista sarà piena di successi. In più, impossibilitato nei movimenti e quindi anche ad effettuare tournée, Wyatt inizia ad ascoltare assiduamente la radio, appassionandosi alle musiche del mondo. Oggi Robert Wyatt è una leggenda vivente.