Durante l’arco della storia della filosofia moltissime sono state le ipotesi sulla “nascita-invenzione” del linguaggio parlato: per convenzione, come sosteneva Democrito allo scopo di raggrupparsi e di assegnare i medesimi nomi alle cose o, in accordo con Locke, per comunicare le nostre idee; sempre, o quasi sembra scontato il loro stretto rapporto con i pensieri, con la nostra parte più razionale. Sicuramente fuori dal coro, si staglia la posizione del famoso filosofo francese Jean Jacques Rousseau, che sostiene che la vera utilità del linguaggio si esplica nell’esprimere il significato di odio o di amore e non i pratici problemi di organizzazione e educazione che potevano essere risolti con l’azione pratica e l’imitazione. “Le lingue hanno tratto origine dai bisogni morali, dalle passioni. Le passioni avvicinano gli uomini, che la necessità di cercar da vivere costringe a fuggirsi. Non la fame, non la sete, ma l’amore, l’odio, la pietà, la collera strapparono le prime voci”. La prova secondo l’eminente teorico giungerebbe da uno studio comparato dei vari linguaggi: “Le lingue orientali, le più antiche che ci siano conosciute…non hanno niente di metodico e di ragionato: sono vive e figurate. Qualcuno ha fatto del linguaggio dei primi uomini delle lingue di geometri, mentre noi vediamo che furono lingue di poeti…”. Via libera a riappropriarsi della propria parte emozionale, anche a scapito di quella razionale, in modo da riavvicinarci alla nostra natura e recuperare parte di quel calore umano che abbiamo perduto da tempo: “Per un naturale progresso tutte le lingue colte debbono cambiare di carattere e perdere di forza, guadagnando in chiarezza; più ci si applica a perfezionare la grammatica e la logica e più si accelera questo processo e, per rendere una lingua fredda e monotona, basta fondare delle Accademie presso il popolo che le parla.” La poesia, quella popolare, non è un dono di pochi, è la naturale espressione del nostro linguaggio; è sepolta sotto secoli di “razionalità” ma scavando con determinazione sarà possibile per tutti farla riemergere. Massimiliano Percio